Uno dei musei più prestigiosi di Parigi, il Centre Pompidou, celebra la lunga carriera dello scultore scomparso vent’anni fa. Con una mostra che riunisce le sue opere iconiche e permette al grande pubblico di scoprire anche quelle meno conosciute.
Sono trascorsi quasi 20 anni dalla morte di César, ma il segno lasciato dal suo passaggio nella storia dell’arte internazionale resta nitido. Ne è prova la grande retrospettiva che, dal 13 dicembre al 26 marzo, il Centre Pompidou di Parigi dedicherà a uno degli autori più noti nel panorama novecentesco.
Ideata da Bernard Blistène, Bénédicte Ajac ed Hervé Derouault, la mostra riunirà 130 opere provenienti da tutto il mondo, offrendo un inedito colpo d’occhio sulla produzione di un artista che ha fatto della materia e delle sue trasformazioni il proprio marchio distintivo. Caratterizzata da un display fluido, la rassegna omaggia la poliedrica creatività di César, capace di muoversi sul confine tra dettami classici e input sperimentali.
Nato a Marsiglia nel 1921, César trovò a Parigi il terreno fertile per la sua formazione, incontrando, fra gli altri, Alberto Giacometti e Pablo Picasso. Combinando una formidabile padronanza della tecnica scultorea e una radicata attrazione per la novità, l’artista diede vita alle celeberrime Compressions, che fecero scandalo sullo sfondo degli anni Sessanta e che divennero ben presto un’icona del suo stile.
Metallo, poliuretano e colore rappresentano solo alcune “materie prime” messe in campo da César per plasmare le sue installazioni, di scale e formati anche poderosi. Associato al movimento del Nouveau réalisme, nato attorno al critico Pierre Restany, César fu in grado di sviluppare un linguaggio autonomo, ben testimoniato dalle opere in mostra a Parigi.
[Immagine in apertura: César a Saint Paul de Vence, 1975. Photo by Aurelio Amendola, fonte Artribune]