Una mostra incentrata sulle scoperte e gli sviluppi paralleli nella musica e nell’arte del Ventesimo secolo trova la sua cornice ideale nel Museum Tinguely. Con 180 opere, distribuite tra le sculture sonore e le ruote idrauliche dagli effetti musicali del grande artista svizzero.
Sulle rive del Reno, a due passi dagli alberi secolari del Parco della Solitudine, le architetture geometriche del Museum Tinguely di Basilea – progettato dall’architetto ticinese Mario Botta – ospitano fin dalla sua fondazione nel 1996 la più grande collezione al mondo di opere di Jean Tinguely, l’artista svizzero più vulcanico e irriverente della storia.
Nella sede espositiva trovano spazio anche mostre temporanee, spesso interattive, dedicate ai suoi precursori, ai suoi contemporanei o alle ultime tendenze.
Una di queste – dal titolo RE-SET: Appropriation and Transformation in Music and Art since 1900 – è in corso fino al 13 maggio. Tra macchine che si autodistruggono, sculture sonore, ingranaggi che disegnano e colorano, ruote idrauliche dagli effetti musicali, l’esposizione interdisciplinare introduce nella collezione permanente l’affascinante tema delle reciproche influenze tra musica e arte contemporanea.
Il tutto attraverso 180 opere e testimonianze, tra manoscritti musicali, lettere, fotografie, registrazioni sonore, film e strumenti di compositori come Igor Stravinsky, Pierre Boulez, Luciano Berio, Steve Reich, provenienti da 32 collezioni, conservate presso la Paul Sacher Foundation, uno dei più rinomati centri di ricerca per la musica del XX e XXI secolo.