Il Ludwig Museum di Budapest ospita le fotografie dell’artista israeliano, noto in tutto il mondo per la sua capacità di immortalare la “luce del buio” senza ricorrere ad alcun ausilio digitale.
Fino al primo aprile, il Ludwig Museum – Museum of Contemporary Art di Budapest fa da cornice alla prima personale di Rafael Y. Herman in Ungheria. Curata da Attila Nemes, la rassegna accosta una serie di scatti recenti, sottolineando il talento dell’artista nel restituire, attraverso le proprie fotografie, una percezione “inumana” – nel senso che non è propria dell’occhio umano – del paesaggio naturale.
Animati da scorci di foreste e da campi di fiori, gli scatti di Rafael Y. Herman chiamano infatti in causa il sistema percettivo dello spettatore, che entra in contatto con essi all’interno di ambienti diversamente illuminati. Ciò che viene normalmente percepito come ombroso, sebbene illuminato dalla luce del giorno ‒ ad esempio un bosco ‒, nelle fotografie in mostra diventa sinonimo di luminosità.
Al contrario, i campi fioriti e i grandi prati erbosi, fotografati da Herman in piena luce naturale, finiranno per perdere gran parte della loro solarità, nel momento in cui le immagini saranno esposte in ambienti iper-illuminati.
Le atmosfere descritte da Rafael Y. Herman, composte da un buio ammantato di luce o da una luce “smorzata” dalle condizioni esterne, non possono essere percepite come tali dall’occhio umano nella quotidianità, sottolineando la mediazione dello strumento fotografico e una profonda indagine attorno al binomio virtuale-reale.
[Immagine in apertura: Rafael Y. Herman, Artificialis Revera, 2010]