Attore nelle pellicole Barry Lyndon ed Eyes Wide Shut, per gli appassionati di Stanley Kubrick il nome di Leon Vitali è soprattutto legato al suo ruolo di assistente alla regia, al fianco dell'indimenticabile cineasta. Il recente documentario "Filmworker", del 2017, delinea il quadro del rapporto tra i due, tra passioni in comune, fiducia e dedizione.
Accanto a un regista dalla straordinario levatura, spesso, c’è anche un team di fidati collaboratori. Si concentra sul rapporto tra Stanley Kubrick, carismatico regista, sceneggiatore e produttore cinematografico scomparso nel 1999, e uno di loro – l’attore e aiuto regista Leon Vitali – il doc Filmworker, che convoglia l’attenzione del pubblico sulla dimensione meno nota del mondo del cinema.
Dopo l’acclamata prova di recitazione offerta nella pellicola drammatica Barry Lyndon, che Kubrick diresse nel 1975, l’allora giovane Vitali scelse una strada alternativa: mise infatti da parte la carriera come attore che stava per aprirsi davanti a lui, avviando la sua esistenza verso un altro percorso. Preferì diventare “il leale braccio destro di Kubrick” e la sua vicenda, rimasta nell’ombra e nel silenzio per anni, viene oggi ripercorsa da una pellicola che scandaglia in profondità il legame tra i due.
Fama e successo vennero dunque posti in secondo piano da Vitali che, per oltre due decenni, ha operosamente svolto un ruolo cruciale accanto al regista, sempre restando nella dimensione a lui più congeniale: dietro le quinte.
Devozione, sacrificio, passione sono alcune delle parole chiave che aiutano a comprendere il significato della nuova opera di Tony Zierra.
Nel suo Filmworker il regista offre agli appassionati di Kubrick un ritratto agrodolce del suo “storico” assistente, un uomo animato dalla “feroce euforia di lavorare a stretto contatto con uno degli artisti più brillanti ed esigenti della storia del cinema“.