In mostra per la prima volta in Italia il ciclo di opere che il fotografo americano W. Eugene Smith ha dedicato, a partire dal 1955, alla città industriale di Pittsburgh, in Pennsylvania. Fino al 16 settembre, a Bologna.
Intende rendere un simbolico omaggio al documentarista statunitense William Eugene Smith, a 100 anni dalla sua nascita, il nuovo appuntamento espositivo promosso dalla Fondazione MAST e ospitata nella propria sede di Bologna.
Per quatto mesi – fino al 16 settembre prossimo – gli spazi espositivi del MAST accoglieranno infatti la retrospettiva W.Eugene Smith: Pittsburgh ritratto di una città industriale, portando per la prima volta sul suolo italiano l’ampio – e sofferto – lavoro di documentazione del fotografo su Pittsburgh, la città industriale più famosa del primo Novecento, nello stato della Pennsylvania.
A partire dal 1955, l’autore si è concentrato sullo scenario in mutamento di questo contesto urbano, iniziando con un centinaio di fotografie, scattate nell’arco di un paio di mesi, destinate a una pubblicazione celebrativa sul bicentenario della sua fondazione.
La “città dell’acciaio”, in pieno boom economico, lo affascinò a tal punto che scelse di destinare a questo luogo un’intera campagna fotografica. Nell’arco di un triennio realizzò instancabilmente 20mila negativi e 2mila masterprint; ma non si fermò neanche dopo questa prima indagine: per tutta la vita cercò, senza riuscirci mai completamente, di produrre un’opera senza precedenti nella storia della fotografia, che intendeva rivelare “l’anima della città senza lasciare fuori nulla“.
Curata da Urs Stahel, la rassegna bolognese si focalizza sul nucleo principale di questa appassionata – e sofferta – operazione, presentando al pubblico 170 stampe vintage provenienti dalla collezione del Carnegie Museum of Art di Pittsburgh.
Il risultato offre uno spaccato straordinario non solo della città, ma dell’intera scena statunitense degli anni Cinquanta, ritratta nei suoi slanci e nelle sue, inevitabili, contraddizioni.
Come ha sottolineato il curatore, soffermandosi in particolare sulla “natura incompiuta” del lavoro del fotografo, nonostante il tentativo, “W. Eugene Smith lottava per rappresentare l’assoluto. Ben lungi dall’accontentarsi di documentare il mondo, voleva catturare, afferrare, almeno in alcune immagini, niente di meno che l’essenza stessa della vita umana.
[Immagine in apertura: W.Eugene Smith, Forgiatore / Steelworker, 1955-1957. Gift of Vira I. Heinz Fund of the Pittsburgh Foundation © W. Eugene Smith / Magnum Photos]