Non solo interventi destinati a rivoluzionare l'architettura e l'urbanistica dei decenni a venire. Prendendo in esame la produzione di Le Corbusier anche come artista visivo, una mostra in apertura a Oslo mette in evidenza l'influenza della Natura nell'opera di uno dei più grandi architetti del Novecento.
Quale peso ha rivestito la Natura, nelle sue molteplici fascinazioni e declinazioni, nella definizione del linguaggio di Le Corbusier, tra i più noti e influenti architetti del Novecento? A partire dal 6 maggio, gli spazi di Villa Stenersen, nei dintorni di Oslo, si aprono a un’esposizione che intende ricollocare il ruolo degli elementi di impronta naturale all’interno dell’intera produzione di Chares-Edouard Jeanneret-Gris.
Esaminando il significativo impatto della Natura sul suo lavoro, sia come architetto sia come pittore, la mostra Le Corbusier by the Sea riunisce schizzi, disegni e dipinti eseguiti, in particolare, fino al 1936.
Si tratta di un arco temporale nel corso del quale il teorizzatore dei cinque punti dell’architettura moderna visitò con frequenza Le Piquey a Bassin d’Arcachon, una baia sulla costa sud-occidentale della Francia. In questo luogo di relax, lontano dalle distrazioni urbane di Parigi, si dedicò al disegno instancabile di tutto ciò che trovava sulla spiaggia: barche, conchiglie, legni e pietre. Successivamente, nel suo atelier parigino, rielaborò i motivi impressi su carta dando vita a nuovi dipinti.
Con modalità analoghe, anche il suo modo di fare architettura iniziò a cambiare intorno al 1930, con un mutamento dell’estetica modernista in interventi aperti a una gamma di materiali, soluzioni e finiture fino a quel momento inediti.
Curata da Tim Benton e dall’artista Bruno Hubert, Le Corbusier by the Sea resterà aperta fino al 28 ottobre.
[Immagine in apertura: Le Corbusier, Trois baigneuses, 1935]