Nella città svizzera, il Musée de l'Elysée accoglie "Jean Dubuffet. The photographic tool", gettando nuova luce sulla prima fase della produzione dell'artista teorizzatore dell'Art Brut.
Scomparso a Parigi nel 1985, il pittore e scultore Jean Dubuffet è stato il primo a elevare allo status di creazioni artistiche anche opere “spontanee e autodidatte”, da lui stesso scoperte in luoghi ritenuti fino a quel momento marginali alla società ed estranei rispetto al tradizionale circuito degli studi e degli atelier: è il caso degli ospedali psichiatrici e degli istituti penitenziari.
Il legame tra la città svizzera di Losanna e l’artista, come noto, è molto forte.
Teorizzatore dell’Art Brut, alla quale diede anche il nome, Dubuffet ha saldato per sempre la sua relazione con la città svizzera donando alla comunità, nel 1971, la sua raccolta personale di opere, comprensiva appunto della Collection de l’Art Brut.
Non è dunque un caso che si tenga proprio in questo luogo la mostra Jean Dubuffet
The photographic tool, prima occasione di studio del suo archivio fotografico conservato presso la Fondation Dubuffet.
La rassegna consente, fino al 23 settembre prossimo, di comprendere il ruolo dell’arte fotografica nella produzione dell’autore, ponendo l’attenzione sul suo progetto di creare un archivio di documenti, esteso e aggiornato, del quale le immagini erano parte integrante. Uno strumento, quello fotografico, necessario per capire in profondità e per intero la sua opera, capace di dare vita – come lui stesso affermava, ricorrendo a un’efficace metafora – a “una mappa della strada percorsa e un elenco dei luoghi visitati“. Un proposito effettivamente confluito nella pubblicazione di tre volumi separati, dati alle stampe tra il 1964 e il 1991.
Estrapolate dall’eccezionale raccolta di diverse migliaia di fototipi – negativi, stampe, album – le opere in mostra estendono la conoscenza sull’artista, consentendo di ripercorre la genesi anche di alcuni “progetti speciali”.
Tra questi si segnalano la mostra Édifices, del 1968, composta da fotomontaggi che incorporavano le sue creazioni architettoniche nello spazio pubblico, e lo spettacolo Coucou Bazar, nel quale integrò le azioni delle “sculture danzanti” con le proiezioni fotografiche.
[Immagine in apertura: Jean Dubuffet, Elément bleu XI, maquette pour un petit hôtel particulier, photomontage, 1967 © Fondation Dubuffet _ProLitteris]