Per quattro giorni, dal 31 maggio al 3 giugno, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si trasformerà in un’immensa scatola sonora, tra rivisitazioni di Bach, il rock classico dei Led Zeppelin, concerti serali e site-specific, film e incontri. Comune denominatore, uno strumento spesso immeritatamente trascurato: il violoncello.
Grazie alla prima edizione di un innovativo festival musicale, Un Museo che suona, per quattro giorni – dal 31 maggio al 3 giugno – il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli si trasformerà in un’immensa scatola sonora.
Leit-motiv dell’iniziativa sarà l’uso del violoncello, lo strumento ad arco che produce il suono più simile alla voce umana, nato nel XVI secolo, di accezione classica e giunto fino agli impieghi in molti generi, dalle avanguardie all’Heavy Metal.
“Il Museo che suona non vuole essere semplicemente un festival, ma un format d’ascolto basato su modalità di fruizione alternative e possibili della grande musica”, spiega il suo direttore artistico Stefano Valanzuolo. “Ai prestigiosi ospiti internazionali, dunque, è affidato il compito di coinvolgere il pubblico, senza prevenzioni e agendo fuori dagli schemi consueti. Le occasioni musicali sono state cucite, nello spirito del progetto, intorno agli spazi destinati ad accoglierli, così da regalare al pubblico e agli interpreti – entrambi protagonisti, sia pure in ruoli diversi – il brivido raro della novità”.
Saranno oltre 30 gli ospiti coinvolti, da Giovanni Sollima all’Orchestra Notturna Clandestina, tra rivisitazioni di Bach, il rock classico dei Led Zeppelin, concerti serali e site specific, prove aperte, performance, incontri, film e laboratori di liuteria.
[Immagine in apertura: il violoncellista e compositore olandese Ernst Reijseger]