Accompagnata dalla proiezione“A cavallo del tempo”, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino, la nuova mostra ospitata nella Limonaia del Giardino di Boboli analizza i diversi aspetti del rapporto fra uomo e cavallo, anche attraverso preziose testimonianze artistiche e archeologiche.
Con A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo la settecentesca Limonaia del Giardino di Boboli, a Firenze, fa da cornice a un singolare e affascinante viaggio nel tempo, alla scoperta di un animale il cui destino è strettamente intrecciato con quello dell’uomo.
Curata da Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci, la mostra si snoda tra 5 sezioni storiche – Preistoria; Il mondo greco e magno greco; Il mondo etrusco e venetico; L’epoca romana; Il Medioevo – e ripercorre la vicenda di uno degli ultimi animali ad essere addomesticato. Solo sul finire del IV millennio a.C., infatti, nelle steppe dell’Asia centrale, per la prima volta il cavallo cessò di essere considerato, semplicemente, una preda da carne.
La narrazione è affidata a una pluralità di reperti, spesso trascurati nelle esposizioni museali e che tuttavia offrono una preziosa testimonianza del legame, intimo e quotidiano, tra uomo e cavallo.
A soffermarsi su uno dei lavori esposti per l’occasione è stato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che ha sottolineato come “l’intero concetto di questa mostra sembra contenuto in una delle opere che vi sono esposte, una splendida coppia di frontali in bronzo e avorio, del IV secolo a. C., destinati a proteggere il muso del cavallo: il perimetro della lamina sagomata e decorata a sbalzo ne segue pertanto l’anatomia allungata, ma al suo interno, invece di una fisionomia equina, racchiude le sembianze di un volto umano con un elmo sul capo. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola. Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna di fatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”.
[Immagine in apertura: Protome di cavallo “Medici Riccardi”, 340-330 a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale]