Il terzo capitolo della saga cinematografica di Alien nasce in origine dalla mente di uno dei più grandi scrittori di fantascienza, William Gibson. L'autore di Neuromante, però, non aveva mai visto la sua sceneggiatura concretizzarsi nel film diretto da David Fincher, realizzato poi su basi del tutto differenti. Ma una serie a fumetti promette di restituire all'autore - e ai fan stessi di Alien - la sua visione originaria della storia, che a questo punto si svilupperà sulla carta stampata invece che sul grande schermo.
Nella prima decade di luglio, la piattaforma CBR – Comic Book Resources ha pubblicato una notizia in esclusiva che ha fatto il giro del mondo, complice la sua attrattività sia per tutti i lettori di fumetti sia per i tantissimi fan di una saga cinematografica di culto: quella originata dal film Alien del 1979, il capolavoro del regista Ridley Scott.
Tra prequel, sequel e crossover, quest’universo fantascientifico ancora risultava “orfano” di un contributo a dir poco eccezionale, da parte del leggendario scrittore di fantascienza William Gibson. Originariamente, infatti, fu lui a scrivere la sceneggiatura di Alien 3, portato poi sul grande schermo da David Fincher con un altro adattamento.
Finalmente, i fan della serie potranno conoscere la visione originaria che lo scrittore aveva della storia narrata, solo che la sua trasposizione non sarà più cinematografica. Sarà infatti la casa editrice Dark Horse Comics a pubblicare Alien 3 nella “versione” di William Gibson, declinata nel medium del fumetto.
Disegnata da Johnnie Christmas, la nuova serie di albi ha già incontrato l’approvazione entusiasta dell’autore, che a CBR ha dichiarato: “Quando la sceneggiatura che ti hanno commissionato non viene prodotta, ma il film che viene comunque realizzato non mantiene del tuo lavoro nulla più di un codice a barre tatuato sul collo di un personaggio, l’ultima cosa che ti aspetti è vedere quello stesso testo meravigliosamente adattato e concretizzato, decenni dopo, in un altro medium. È un’esperienza magnifica”.
Parola di William Gibson, per il quale (forse) è valsa la pena attendere così tanti anni per veder coronato il suo progetto.