Quali segreti restano ancora da svelare, a proposito della pratica di mummificazione dei defunti presso l'antica civiltà egizia? Un'importante scoperta riaccende i riflettori sul complicato processo messo a punto oltre duemila anni fa, fornendo nuovi materiali di studio e ricerca agli addetti del settore.
La conservazione dei corpi dopo il decesso è uno degli aspetti più affascinanti e suggestivi dell’Antico Egitto, la cui popolazione era riuscita a perfezionarsi in questa pratica sviluppando tecniche proprie.
La premessa è necessaria per cogliere con pienezza il rilievo della recente scoperta avvenuta a Saqqara, nella grande necropoli situata a sud de Il Cairo: gli archeologi sono riusciti a riportare alla luce materiali e strumenti originariamente impiegati in un autentico “laboratorio per la mummificazione”, risalente all’Epoca Tarda.
La notizia, confermata dal capo del team egiziano-tedesco che ha condotto gli scavi, è di notevole importanza poiché consentirà di estendere le conoscenze sul tema dell’imbalsamatura. Dagli scavi sono riaffiorati cinque mummie, i loro sarcofagi, statuette votive, una maschera d’oro e onice e due ampie vasche usate durante le fasi precedenti la mummificazione vera e propria.
Nella stessa area sono inoltre riemersi alcuni “strumenti del mestiere”, come vasi in ceramica destinati a contenere sostanze quali resine, oli e balsami aromatici, utilizzate per concludere il processo. Celati sul fondo di una cavità, i vasi presentano ancora etichette identificative del contenuto: un dettaglio che consentirà agli egittologi di progredire sul fronte delle conoscenze di questa peculiare attività.
Ulteriori scavi e campagne di ricerca verranno condotti in questa stessa zona nel prossimo futuro, ancora una volta in maniera congiunta da archeologi egiziani e tedeschi.
[Immagine in apertura: The Saqqara Mask of the Second Priest of Mut and Priest of Niut-shaes. Photo by University of Tübingen, Ramadan B. Hussein]