Affascinanti, misteriose, iconiche: le geishe incarnano, anche nel Giappone contemporaneo, valori e tradizioni del passato. Una mostra in apertura a Roma prova a scandagliare il loro universo, tra oggetti, illustrazioni e fotografie.
Passeggiando per le strade del quartiere di Gion, a Kyoto, è esperienza comune imbattersi in una geisha, figura femminile che, ieri come oggi, soprattutto tra gli occidentali suscita fascino e alimenta curiosità.
Proprio tra le strade di questa zona della città, i fotografi Fabrizio e Federico Bonifazi hanno realizzato gli scatti che a partire dal 26 luglio saranno esposti Museo delle Civiltà – Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, in zona Eur.
L’occasione è la mostra Geisha – l’arte, la persona che, dopo il debutto in Sardegna, al Palazzo di Città e nel Museo d’Arte Siamese di Cagliari, nel 2013 – con la denominazione Oggetti per passione – Il mondo femminile nell’arte giapponese e la curatela di Anna Maria Montaldo e Loretta Paderni – approda ora nella Capitale con il suo “patrimonio di bellezza”.
Per analizzare questa figura femminile, scardinare i pregiudizi e addentrarsi in un mondo fatto di ritualità, sacrificio e dedizione, il percorso espositivo ricorre a una collezione di oggetti e documenti – xilografie e libri illustrati – raccolti dallo scultore palermitano Vincenzo Ragusa tra il 1876 e 1882. Presentati insieme alle immagini di Suzuki Harunobu, contribuiscono a cogliere gli aspetti salienti e le suggestioni del mondo delle geishe, identificabili dal trucco, dalle acconciature, dalla postura, dall’abbigliamento e da una serie di accessori. Distintiva, inoltre, è la capacità di intrattenere gli ospiti attraverso una gamma specifica di attività: ogni geisha, per divenire tale, è tenuta a formarsi – e specializzarsi – per lungo tempo in discipline come la musica, la danza, la poesia, la calligrafia e l’ikebana.
Riunendo insieme manufatti d’epoca, illustrazioni che svelano particolare della routine quotidiane e fotografie recenti, Geisha – l’arte, la persona punta a delineare un ritratto a tutto tondo di queste donne, scegliendole come figure in grado di porsi in continuità tra passato e presente. Nel segno del mantenimento delle tradizioni locali.