Una serie di installazioni collocate nel cuore del Parco Archeologico dell’Appia Antica danno vita a un percorso che combina arte, architettura e paesaggio. Con opere e interventi site-specific di Stefano Arienti, Cuoghi Corsello, Dado e Rusty.
È Ailanto<3 il titolo della mostra che riunisce le opere di Stefano Arienti, Cuoghi Corsello, Dado e Rusty nella dimensione unica del Parco Archeologico dell’Appia Antica, a Roma. Fino al al 29 settembre, nella cornice dello storico sito capitolino, viene sondato il rapporto tra arte contemporanea e archeologia a partire da una specifica chiave di lettura: il parallelismo tra una pianta invasiva non autoctona ‒ l’ailanto citato nel titolo ‒ e alcuni linguaggi artistici diffusi a partire dagli anni Ottanta.
Il progetto a cura di Fulvio Chimento eleva l’alianto a simbolo di una ricerca artistica, non incline a uniformarsi alle tendenze prevalenti, questa pianta si è diffusa in Europa nel corso degli ultimi trent’anni. Dalla Cina, suo territorio di origine, è arrivata anche in Italia, proliferando a causa del progressivo abbandono di aree urbane e suburbane.
Le Grandi Terme, le cisterne interrate, l’acquedotto, il Ninfeo, Santa Maria Nova sono i luoghi con cui i quattro artisti coinvolti nel progetto si sono misurati: in occasione di Ailanto<3, Arienti espone Ailanto rosso, un disegno di grande formato su telo anti-polvere già presentato all’Isabel Stewart Museum di Boston; ispirandosi ai mosaici di età romana, Rusty ha realizzato una pavimentazione composta di tappi di bombolette spray; il tema del tempo è analizzato da Cuoghi Corsello con una serie di installazioni site specific; Dado, infine, punta alla decontestualizzazione, introducendo nell’area archeologica un “immaginario di carattere metropolitano”.
[Immagine in apertura: Villa dei Quintili, photo Cuoghi Corsello, 2018]