Cosa è successo alla Villa Savoye di Le Corbusier? Da quando si trova in Danimarca, prossima a sprofondare nelle fredde acque del mare? Non è che una delle monumentali installazioni del progetto Floating Art, in cui l'arte si confronta con l'elemento naturale più importante - eppure bistrattato - per la sopravvivenza dell'umanità.
Se l’acqua è forse l’elemento naturale da cui più dipende la sopravvivenza dell’uomo – e non soltanto la sua – è anche vero, purtroppo, che l’umanità si ostina a ignorare quanto l’ecosistema sia in precarie condizioni, a causa del nostro utilizzo indiscriminato delle risorse planetarie: tra aree in progressiva desertificazione, alluvioni e inondazioni in altre parti del mondo, scioglimento delle calotte polari e innalzamento del livello dei mari, sembra davvero che i maggiori cambiamenti climatici si manifestino in tutta la loro evidenza proprio in quei processi in cui l’acqua è coinvolta.
Diventa così più comprensibile la scelta di un festival di arte contemporanea “a fior di fiordo”: Floating Art, visitabile nella cittadina danese di Vejle fino al prossimo 2 settembre, affronta direttamente alcune tematiche relative ai bacini idrici, al clima e all’inquinamento globale.
Non si tratta però di un’iniziativa a scopo meramente didattico, dal momento che a veicolare messaggi sociali sono opere di grande impatto, realizzate da 11 artisti specificatamente per questa insolita kermesse. Ad accomunare i diversi interventi, infatti, è la caratteristica collocazione degli stessi, immancabilmente sull’acqua.
Come spiegato dalla curatrice del Vejle Kunstmuseum, Pernille Rom Bruun, “il fil rouge del festival quest’anno è costituito da un continuo desiderio di sperimentare nuove tecniche e approcci per mettere in discussione le azioni compiute dalla società, nonché i motivi che ne stanno alla base. La selezione di lavori si focalizza sulle sfide – globali e politiche – che ci troviamo ad affrontare proprio ai nostri giorni“.
Di chiara ricezione è per esempio la denuncia espressa da Flooded Modernity, di Asmund Havsteen-Mikkelsen: adottando come simbolo della civiltà odierna un’icona dell’architettura novecentesca, la Villa Savoye progettata da Le Corbusier, l’artista esprime – alla lettera – il senso di sprofondamento di tutti gli ideali che essa ha rappresentato per tutto il secolo scorso.
Come dichiarato dall’autore, “Villa Savoye manifesta l’ottimistica fede modernista nella possibilità per noi di creare un mondo migliore, attraverso l’uso critico della ragione. È un “fantasma”, che perseguita la nostra coscienza collettiva”.