Allestita in tre diverse sedi espositive, "Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d'arte nella terra di Oderisi" ricostruisce il panorama artistico della città d'arte dell'Umbria, tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento, riunendo il patrimonio artistico civile e religioso. Fino al 4 novembre 2018.
Sono il Palazzo dei Consoli, il Museo Diocesano e il Palazzo Ducale a fare da cornice a Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi, la mostra che ricostruisce il panorama artistico della città umbra a cavallo tra il Duecento e il Trecento.
Il percorso espositivo riunisce opere realizzate dai pittori eugubini, inizialmente destinate anche ad altre località umbre, oltre a lavori che, in alcuni casi, sono stati concessi da sedi espositive estere. Curata da Giordana Benazzi, Elvio Lunghi ed Enrica Neri Lusanna, l’esposizione affianca lavori artistici di estrazione sia sacra sia civile, in parte sottoposti a interventi di restauro che hanno preceduto questo appuntamento.
Il percorso espositivo – accessibile con un biglietto unico che consente di visitare anche le tre sedi museali coinvolte – offre un ritratto del patrimonio artistico e della storia di Gubbio nell’età comunale. Dipinti su tavola, sculture, oreficerie, manoscritti miniati e lavori recentemente attribuiti vennero realizzati dalla rete di artisti del territorio: si tratta di autori come Guido di Oderisi – padre di Oderisi da Gubbio, il miniatore incontrato da Dante tra i superbi in Purgatorio – noto anche con l’appellativo di “Maestro delle Croci francescane”; del Maestro della Croce di Gubbio; del Maestro Espressionista di Santa Chiara ovvero Palmerino di Guido, “Guiduccio Palmerucci”; Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.
Questi autori, come testimoniano sia documenti d’archivio, sia i caratteri delle rispettive opere, operarono accanto ai grandi protagonisti dell’epoca – tra cui Giotto e Pietro Lorenzetti – dai quali appresero una “nuova lingua“.
Dopo le esperienze maturate accanto a questi Maestri, nella realizzazione di opere per papi e cardinali, a Gubbio si dedicarono a interventi destinati a un pubblico più ampio, dando vita a uno stile contraddistinto da un “piglio raffinato nello stile e popolare nell’aspetto illustrativo“.
Proprio per questo, a farsi strada fu l’idea che a Gubbio si parlasse “la lingua della lauda assieme alla lingua della Commedia“.
[Immagine in apertura: Mello da Gubbio, Pala di Agnano (particolare) Gubbio, Museo Diocesano]