Da Frida Kahlo e Martha Graham ai fiori di magnolia, non c'è un soggetto che Imogen Cunningham non sia stata capace di fotografare. Sempre con uno stile incisivo, tagliente, che l'ha resa una delle autrici più all'avanguardia del Novecento negli Stati Uniti, portandola a diventare tra le prime "street photographer" della storia.
Dopo il primo allestimento nel 2016 al Bowers Museum, in California, e un passaggio presso il Columbia Museum of Art, la mostra itinerante Seen & Unseen: Photographs by Imogen Cunningham giunge nello Stato di New York, per la precisione a Cooperstown, ospite dall’11 agosto al 14 novembre del Fenimore Art Museum.
È naturale che, a voler accogliere l’esposizione curata da Celina Lunsford (direttrice artistica dell’autorevole Fotografie Forum Frankfurt, in Germania), siano così tanti musei statunitensi: difficile immaginare un’autrice più precoce – proprio rispetto alla storia del mezzo, che agli inizi del Novecento era tutto da esplorare – e allo stesso tempo iconica, per la storia della fotografia e della fotografia americana in particolare.
Con una selezione di 60 immagini, molte delle quali passate alla storia, la mostra permette a una nuova generazione di spettatori di conoscere una delle figure imprescindibili per ripercorrere l’evoluzione della fotografia, sia dal punto di vista stilistico sia considerando le tematiche affrontate.
Imogen Cunningham è stata infatti capace di spaziare tra tutti i generi, dal ritratto alla natura morta, fino alla street photography. Ripercorrendo la carriera dell’artista, davvero scopriamo tra tanta bellezza anche la capacità di osservare il mondo nel più piccolo dettaglio. Non a caso, dagli scatti iniziali all’insegna di un’atmosfera sfumata e in un certo senso “misteriosa”, la Cunningham andrà progressivamente allontanandosi per adottare uno sguardo “sharp”, acuto: una ripresa analitica, che si focalizza sul soggetto principale e sulle sue qualità estetiche. Un approccio, il suo, che commenterà con una frase tanto semplice quanto incisiva, come il suo stile: “Non facendo di loro degli dei, trasformo le persone in esseri umani”, con ciò intendendo che ogni difetto, qualsiasi particolare evidenziato permette allo spettatore di “avvicinarsi” al soggetto ritratto, senza esserne intimorito.
[Immagine in apertura: Imogen Cunningham, Three Dancers, Mills College, 1932]