La mostra Double Lives presso il Mumok di Vienna si concentra su artisti visivi con un debole per le sette note. Al punto da comporre e produrre musica, oppure esibirsi live.
È incredibile come moltissimi artisti visivi abbiano fatto, e stiano facendo tuttora, anche i musicisti; a volte, senza che i fan delle rispettive discipline fossero a conoscenza di questa “doppia vocazione”. Nessuno si aspetta un Hermann Nitsch, padre dell’azionismo viennese, suonare l’harmonium in un’opera per orchestra, organo e quartetti d’archi composta da lui stesso, eppure è precisamente quello che è successo.
Questo è il motivo per cui il critico d’arte Jörg Heiser ha cominciato a indagare il fenomeno a partire dagli anni Sessanta, scrivendone un libro: Double Lives. Ora, quel volume è diventato una mostra – dal titolo Double Lives. Visual Artists Making Music – in corso fino all’11 novembre presso il Murmok di Vienna. Concentrandosi su artisti eccellenti che hanno scritto o prodotto musica, che si sono esibiti in pubblico o hanno creato band di soli artisti, l’esposizione solleva la questione della differenza tra musicisti e artisti puri e coloro che lavorano in entrambi i campi, affrontando anche il ruolo degli artisti nella storia della musica Novecento e del Ventunesimo secolo.