Invece di concentrarsi su numeri, dati, sulle notizie che compongono il flusso di informazione costante alimentato dai media, in un'opera di video arte esposta a Palermo l'artista turco ha scelto di raccogliere storie personali, storie di violenza e traumi con cui le donne provenienti dall'Iraq, una volta rifugiatesi in Turchia o in Europa, si trovano a convivere per il resto della propria esistenza.
Tra le tante, incredibili opere presenti a Palermo per Manifesta 12, la biennale d’arte contemporanea “nomade” che quest’anno ha fatto della città siciliana il proprio palcoscenico, merita di essere menzionato un video dell’autore turco Erkan Özgen.
Classe 1971, il suo autore è in questi giorni sotto i riflettori della critica mondiale, perché la fondazione intitolata ad Antoni Tàpies ha annunciato che in autunno dedicherà a Özgen una mostra personale – la prima in Spagna – che avrà proprio nell’intervento di video arte il suo punto focale.
Prima di giungere alla Fundació Antoni Tàpies, a partire dal prossimo 13 novembre, il lavoro di Özgen è presente all’interno della sezione Out of the Control Room di Manifesta 12, che indaga il ruolo del potere nell’indirizzare – o determinare all’origine – i cambiamenti e i flussi a livello globale.
A Palazzo Forcella della Seta è esposto quindi Purple Muslin, incentrato sì sul tema attualissimo dei movimenti migratori che attraversano il Mediterraneo – e vedono la Sicilia e l’Italia in generale particolarmente coinvolta – ma in un’ottica diversa da quella con cui la questione viene normalmente affrontata. Invece di concentrarsi su numeri, dati, sulle notizie che compongono il flusso di informazione costante alimentato dai media, l’artista turco ha scelto di raccogliere storie personali, storie di violenza e traumi con cui le donne provenienti dall’Iraq, una volta rifugiatesi in Turchia o in Europa, si trovano a convivere per il resto della propria esistenza.
L’autore riporta così il fenomeno sociale alla sua dimensione umana: al dato, spesso trascurato – forse anche intenzionalmente – che di esseri umani è fatta la Storia, che spesso anzi viene scritta “sugli” esseri umani coinvolti… e travolti.
Dimenticando quindi per un attimo l’obiettività e l’accuratezza, che pure in altri settori sono imprescindibili, Erkan Özegen preferisce concentrarsi su quello che di queste storie è “indicibile”: il “costo umano”, l’esperienza in prima persona, il vissuto emotivo che la Storia incide in ogni protagonista, anche il più anonimo, e che spesso non riceve il dovuto rispetto.
[Immagine in apertura: Erkan Özgen, Purple Muslin, 2018 © The artist, Courtesy Han Nefkens Foundation]