La mostra appena inaugurata al Museo d’Arte della città di Ravenna affronta l’attualissimo tema del conflitto. Attraverso le opere di artisti contemporanei e non.
Quali ricadute ha la guerra sulla produzione degli artisti? E come restituiscono, questi ultimi, le sembianze dei conflitti? A simili interrogativi tenta di dare risposta l’esposizione ? War is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità, allestita fino al 13 gennaio 2019 negli ambienti del Museo d’Arte della città di Ravenna, a cura di Angela Tecce e Maurizio Tarantino.
Un tema universale come quello della guerra trova nella mostra ravennate una serie di spunti che individuano nel dialogo lo strumento chiave per la soluzione del conflitto, affrontato dagli artisti attraverso i propri linguaggi creativi. Ecco allora che la rassegna accosta pittura, fotografia e performance, testimoniando le molte reazioni degli artisti alla guerra, lungo una linea del tempo che unisce i primi decenni del Novecento all’epoca attuale.
Vecchi e nuovi miti, Teatri di guerra. Frontiere e confini ed Esercizi di libertà sono i tre nuclei tematici attorni ai quali è costruita la mostra, che vede protagonista anche Studio Azzurro, autore di quattro installazioni capaci di creare un continuum fra le varie sezioni della rassegna. Da Marinetti a de Chirico, da Picasso a Fontana e Burri fino a Christo, William Kentridge, Jake & Dinos Chapman, Gilbert&George, Alfredo Jaar, Robert Capa, Jannis Kounellis, Marina Abramović, Michelangelo Pistoletto ed Emilio Isgrò, sono davvero molte le personalità che compongono un mosaico lungi dall’essere consolatorio, ma emblema della lucidità degli artisti nel leggere il proprio tempo.
[Immagine in apertura: Shōzō Shimamoto, ID 0561 Punta Campanella 40 (Canvas 33), 2008, acrilico su tela, cm 209 x 268 x 3, Fondazione Morra, Napoli]