Quale punto di contatto è rintracciabile in un'installazione al neon di Joseph Kosuth, in alcuni affreschi pompeiani, nei dipinti di Botticelli e Tintoretto e, ancora, nei vasi greci o in certi manoscritti medievali? Una delle possibili risposte è Ovidio: il celebre poeta ha guidato la mano degli artisti fin dall'età antica, stimolandoli con le sue parole nella creazione delle loro opere. Una mostra nella Capitale indaga questa relazione.
Per molti è uno dei poeti che meglio ha saputo raccontare il tema dell’amore, anticipando con le sue parole e suoi pensieri tanti voci appartenenti alle generazioni successive. Stiamo parlando di Publio Ovidio Nasone, celeberrimo autore romano al quale sono state dedicate le iniziative del Bimillenario Ovidiano. A conclusione di questo progetto culturale, le Scuderie del Quirinale di Roma accolgono, fino al 20 gennaio 2019, la mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie.
Attraverso circa 250 opere – affreschi, sculture antiche, preziosissimi manoscritti medievali e dipinti di età moderna – il percorso espositivo ricostruisce la vicenda biografica del poeta, prendendo in esame argomenti al centro della sua produzione letteraria. Non solo l’amore, ma anche la seduzione, il rapporto con il potere e il mito fungono da filo conduttore per questa speciale narrazione, condotta tra arte e poesia e a cavallo tra le epoche storiche e i generi artistici. Tra i nuclei tematici più rilevanti, un posto d’onore spetta alle Metamorfosi. Si tratta infatti di un’opera letteraria dal valore evocativo impareggiabile, capace di estendere la sua luce su una pluralità di artisti, in primis gli scultori, e che non lascia indifferenti neppure i lettori di oggi.
I lavori riuniti, eterogenei per periodo di realizzazione e tecnica, intendono dimostrare la capacità espressiva dei versi di Ovidio, che ha saputo ispirare tanti artisti e autori attivi in Occidente. Sono stati circa 80 i musei – italiani e internazionali – che hanno concesso pezzi della propria collezione selezionati dalla curatrice Francesca Ghedini per l’occasione; tra loro il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, gli Uffizi di Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la Biblioteca di Gotha in Germania, dal Museo Archeologico di Eretria in Grecia e la Royal Danish Library di Copenaghen.
Il risultato è un percorso che affianca affreschi provenienti da Pompei, sculture d’età imperiale, circa trenta antichi testi – tra cui preziosissimi manoscritti – con capolavori come la Venere pudica di Botticelli o la Venere callipigia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. A partire dal Quattrocento e puntando lo sguardo verso l’età moderna altri autori ancora hanno continuato a lasciarsi guidare delle vicende rese immortali dalle parole del poeta. Ne offrono una prova le opere di Benvenuto Cellini, Tintoretto, Ribera, Poussin, Batoni incluse nella mostra. Ad accogliere i visitatori è un’installazione al neon di Joseph Kosuth, esplicitamente ispirata ai testi ovidiani.
[Immagine in apertura: Joseph Kosuth, Maxima Proposito (Ovidio), 2017]