Colpita da una guerra civile che ha decimato la sua popolazione, la Siria tenta un faticoso ritorno alla normalità. Riaprendo le porte dei suoi musei e celebrando la propria tradizione culturale.
È un processo lento e delicato quello che la Siria sta vivendo negli ultimi mesi. Lacerato da un cruento conflitto pluriennale, il Paese si trova ancora in una situazione di forte squilibrio politico e sociale. Eppure, qualche spiraglio di luce si inizia a intravvedere, a cominciare dalle scelte delle istituzioni culturali siriane.
Risale a pochi giorni fa l’annuncio della riapertura del National Museum di Damasco che, nel 2012, aveva coraggiosamente nascosto in luoghi segreti migliaia di opere e manufatti custoditi nella sua raccolta, preservandoli così dalla violenza della guerra.
Oggi quegli stessi manufatti tornano alla portata del pubblico e dei visitatori che, nel tempo, si spera possano essere sempre più numerosi. La preziosa collezione del museo include reperti molto antichi, legati alla preistoria e alla classicità islamica, nonché all’ambito greco, a riprova del ruolo cardine giocato nei secoli dalla Siria sul fronte degli scambi commerciali e culturali con l’Oriente e l’Occidente.
[Immagine in apertura: National Museum of Damascus, Hypogeum of Yarhai. Photo by