Fino al 9 dicembre, più di un secolo di storia, quotidianità e cultura albanese rivive alla Triennale di Milano, grazie alla prima mostra organizzata dall'istituzione lombarda in sinergia con il Museo di Fotografia Contemporanea di Scutari, dal quale provengono le opere esposte.
Uno studio fotografico portato avanti da tre generazioni; una collezione di volti ed episodi della vita quotidiana di una città, che divengono testimonianza viva della storia di un Paese e della sua identità: sono questi alcuni degli “ingredienti” della mostra L’archivio Marubi. Il rituale fotografico, visitabile dal 16 novembre alla Triennale di Milano. L’istituzione lombarda “riduce le distanze” con il Museo Marubi di Scutari – primo museo di fotografia in Albania – accogliendo circa 170 opere provenienti dal suo archivio. Inaugurato nel 2016, l’ente dispone di un patrimonio di 500mila negativi, che comprende ritratti di famiglie, cittadini, militari, politici e commercianti del posto e di passaggio a Scutari, oltre a momenti di quotidianità ed eventi storici relativi alla vita della città dalla metà dell’Ottocento alla fine del Novecento.
Curata da Zef Paci, L’archivio Marubi. Il rituale fotografico permette di fare luce anche su un’affascinante storia privata, legata a doppio filo proprio con l’Italia. Originario di Piacenza ed emigrato in Albania, l’italiano Pietro Marubbi (divenuto poi Marubi) nel 1856 aprì uno studio di fotografia a Scutari: in molti si recarono in questo luogo per farsi ritrarre. A ereditare la sua attività fu Kel Kodheli, uno dei figli del suo giardiniere: Marubbi, non avendo avuto figli suoi, aveva infatti deciso di adottare quelli del suo dipendente e di supportarne la formazione.
Kel, in onore del suo “benefattore”, assunse il cognome Marubi e, progressivamente, trasferì la passione per l’arte fotografia anche al figlio Gegë, formatosi presso i fratelli Lumière. Oltre ad aver preso le redini dello studio, sarà proprio lui, nel 1970, a donare allo Stato albanese l’intero archivio di negativi di famiglia.
Tale scelta stimolerà una serie di reazioni a catena: anche i fotografi Pici, Jakova, Rraboshta e Nenshati, infatti, depositeranno le proprie collezioni nella Fototeca Marubi, destinata a diventare uno dei più significativi patrimoni fotografici europei.
Visitabile fino al 9 dicembre, L’archivio Marubi. Il rituale fotografico costituisce un’occasione privilegiata per addentrarsi nella storia e nella cultura albanese, ripercorrendo in particolare la vita della città di Scutari “catturata nei suoi aspetti storici, sociali, culturali e antropologici attraverso una fotografia documentaria e artistica allo stesso tempo“.
[Immagine in apertura: Gegë Marubi, Zef Mati Halili con un amico, 1940]