A trent’anni dall’ultima retrospettiva in terra elvetica, la città svizzera ospita la mostra monografica intitolata a Oskar Kokoschka, artista che ha fatto della libertà di pensiero il suo tratto distintivo.
Mancano solo pochi giorni all’inaugurazione della rassegna dedicata dalla Kunsthaus di Zurigo a Oskar Kokoschka. Dal 14 dicembre al 10 marzo 2019, l’istituzione svizzera accoglierà 200 opere realizzate dall’artista austriaco scomparso nel 1980 e considerato uno dei capisaldi dell’arte novecentesca. Un omaggio espositivo a una personalità che ha scelto di mantenersi fedele alla figurazione e di riconoscere nel gesto creativo uno strumento di grande libertà.
Cento dipinti e altrettanti lavori su carta, fotografie e documenti, riuniti dalla curatrice Cathérine Hug, ripercorrono le varie fasi della carriera di Kokoschka, che sopravvisse alle angherie naziste nei confronti della sua arte, ritenuta “degenerata”, e trovò nell’esilio un’occasione per rinsaldare la piena indipendenza del suo linguaggio visivo, denunciando gli orrori della guerra attraverso una pittura non incline a facili etichette.
L’attitudine cosmopolita dell’artista, unita al suo indomito coraggio nel tramutare in colori e linee posizioni politiche contrapposte alla violenza dei totalitarismi, ha fatto di Kokoschka un pittore rivoluzionario, capace di lasciare un segno nella cultura visiva contemporanea.
I poderosi trittici intitolati Prometheus, del 1950, e Thermopylae, del 1954, completano il mosaico della rassegna svizzera, presentati insieme per la seconda volta in assoluto dopo il debutto alla Tate di Londra nel 1962. Larghi 8 metri e alti 2, i trittici sintetizzano la cifra creativa di Kokoschka e tutta la sua verve espressionista, complementare alle istanze figurative che non lo abbandonarono mai.