Dopo la tappa alla Fondation Beyeler di Basilea, la retrospettiva dedicata a Balthus sta per approdare al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid. Gettando nuova luce su un artista allergico a qualsiasi etichetta.
È un evento molto atteso, la mostra intitolata a Balthus dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, la cui inaugurazione è in programma il 19 febbraio. Dopo essere stata ospite dalla Fondation Beyeler di Riehen/Basilea, la rassegna approda in terra madrilena dove, fino al 26 maggio, i riflettori si accenderanno sulla pittura di Balthus, all’anagrafe Balthasar Klossowski de Rola, scomparso nel 2001.
Considerato uno degli artisti più emblematici del Novecento, Balthus è celebre grazie a una pittura che, volutamente, respinse le rivoluzionarie spinte delle avanguardie storiche, preferendo rifarsi a modelli “classici” quali Piero della Francesca, Caravaggio, Courbet, Géricault e Poussin.
Tuttavia lo stile elaborato dall’artista supera l’idea di modernità, inscrivendosi nel solco che oggi potrebbe essere definito post-moderno.
Figurativa per eccellenza, la pittura di Balthus guarda a forme dai volumi ben definiti e dalle linee nette, traendo spunto dai Maestri del passato per declinarne la lezione in un’ottica fortemente contemporanea, densa di rimandi al Surrealismo e ad atmosfere cariche di un’inquietudine senza tempo.
Innocenza ed erotismo, tensione e serenità, mistero e realtà si alternano negli esiti pittorici di Balthus, raccolti nella poderosa mostra spagnola che ne prende in esame la carriera dagli anni Venti in poi. Con un occhio di riguardo al talento dell’artista nel definire a livello visivo la dialettica tempo-spazio, figura-oggetto.
[Immagine in apertura: Balthus, The Street, 1933. Oil on canvas, 195 x 240 cm, The Museum of Modern Art, New York Legacy of James Thrall Soby, 1979 © Balthus, 2019]