Il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia a livello globale. Cosa fare? Come arginare le conseguenze del cambiamento climatico? Quali azioni individuali possono fare la differenza? Accompagnata da visite guidate e associata a una vera e propria "call to action", la mostra in corso a Milano analizza il tema che in assoluto è più urgente affrontare. Tra fotografie dei Maestri del National Geographic, installazioni interattive e infografiche.
Si moltiplicano gli appelli e le campagne stampa internazionali per sensibilizzare sul tema del cambiamento climatico. In questo processo di divulgazione, anche le istituzioni museali possono giocare un ruolo chiave, come testimonia la mostra appena inaugurata al Museo di Storia Naturale di Milano. Obiettivo di Capire il cambiamento climatico, prima experience exhibition che prende in esame questo complesso tema è infatti consentire ai visitatori di tutte le età di acquisire dati e informazioni in merito alle trasformazioni in corso nel pianeta.
Sviluppata in un’area di 400 metri quadrati, la rassegna ricorre a installazioni digitali, olfattive e sonore, oltre che a postazioni interattive, per proporre una narrazione tripartita. Esperienza, consapevolezza, azione sono i tre distinti “momenti” che si susseguono lungo il percorso di visita, che mette in evidenza gli effetti del riscaldamento globale e degli altri processi di mutazione in corso sulle specie vegetali, animali e sull’uomo.
Promosso e prodotto dal Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano | Cultura, OTM Company e Studeo Group in collaborazione con National Geographic Society, con la curatela scientifica di Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana, il progetto espositivo prende avvio con il contrasto generato dalle immagini di grandi dimensioni relative alla Natura, proiettate lungo le pareti perimetrali, con le proiezioni delle catastrofi dovute al cambiamento climatico, a loro volta presentate su materiali plastici disposti all’interno della sala. Ad accompagnare questo incipit sono le voci narranti di quattro testimoni “d’eccezione”: l’orso polare per il ghiaccio, la tartaruga per l’acqua, l’elefante asiatico per la terra e infine l’uomo per la plastica.
Il secondo macro-tema, la consapevolezza, viene affrontato attraverso pareti interattive, infografiche e illustrazioni relative all’insieme delle scelte politiche, culturali ed economiche che hanno condotto verso la situazione attuale. La convinzione che la Terra non sia destinata alla scomparsa, nonostante le sofferenze e le mutazioni, accompagna l’intera mostra, per acquisire maggiore rilievo nell’ultima sezione, dedicata all’azione e associata a un messaggio inequivocabile. Sono le scelte individuali e i gesti appropriati a qualificarsi come utili per contrastare il cambiamento climatico.
Cambiamo il nostro futuro è dunque il titolo della call to action con cui si conclude la mostra, che punta anche a veicolare suggerimenti e consigli utili per la vita di tutti i giorni. Completano la mostra oltre 300 scatti fotografici, realizzati da grandi maestri della fotografia del National Geographic, relativi a drammatici fenomeni in corso: dalla fusione dei ghiacci perenni alle ondate di caldo senza precedenti; dall’incremento di tempeste e uragani fino all’aumento di periodi di intensa siccità.
[Immagine in apertura: Brian J. Skerry, Un gobbio giallo (Gobiodon okinawae) scruta attraverso la finestra della sua casa-lattina (Penisola di Izu, Honshu, Giappone). Immagine nell’articolo: Mauricio Lima, Il lago Poopo, secondo per estensione in Bolivia, prosciugato nel 2015 per cause anche legate alle attività umane]