Sono i fenomeni sociali, politici ed economici più attuali della società a sollecitare l'interesse dell'artista italo-tedesca Catherine Biocca. A sceglierla è stata una commissione di esperti, tramite una selezione internazionale, che l'ha inserita nel Programma di Residenze ROSE promosso dal MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna.
Si conclude con la personale You’re hired, che presenta un progetto inedito e una selezione di opere dell’artista emergente Catherine Biocca, il Programma di Residenze promosso dal MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Dopo aver ospitato le opere di Dina Danish e Jean-Baptiste Maitre, Villa delle Rose accoglie – fino al 26 maggio prossimo – gli interventi dell’autrice originaria di Roma, dove è nata nel 1984, che si è formata tra Germania e Olanda. Italo-tedesca, è stata scelta dalla commissione formata da Lorenzo Balbi, Lorenzo Giusti, Eva Marisaldi, Kate Strain e Giulia Pezzoli, che è anche curatrice di questa personale, in seguito a una competizione internazionale.
In questi anni Biocca si è fatta strada per la peculiare capacità di lavorare con più media, sviluppando lavori in cui elementi audio-visivi, grafico-pittorici e scultorei interagiscono, animando gli ambienti espositivi con una pluralità di dispositivi. La mostra, che riunisce gli esiti più recente della sua ricerca, trae il proprio nome dall’opera YOU’RE HIRED!. In questo caso l’artista pone l’osservatore di fronte a due manichini, dotati di copricapi anti-insetto, i quali si fronteggiano in una grande zanzariera, instaurando un dialogo impossibile.
Sul valore simbolico di rovine e frammenti, stratificati in un’archeologia del quotidiano, incoraggiano a riflettere le due serie di interventi Ruins I-V e Busti Rosa I-III, anch’esse comprese nell’articolato percorso espositivo.
A partire dallo scorso 27 aprile, la performer Federica Scalera, selezionata da Biocca tra gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, dà vita a gesti di interazione visiva e acustica legandosi con tutti i lavori esposti: una modalità che intende anche annullare “la tensione dell’ingresso in uno spazio espositivo istituzionale come quello di Villa delle Rose“.