Fino al 22 giugno, la Richard Saltoun Gallery di New York ripercorre la carriera della celebre artista, scomparsa nel 1990, ricordando alcune delle sue performance più intense.
Originaria di Biarritz, dove nacque nel 1939, l’artista Gina Pane ha ricoperto un ruolo significativo nello sviluppo del movimento internazionale della Body Art.
Il corpo è rimasto al centro della sua pratica artistica, come strumento di espressione e comunicazione, fino alla scomparsa avvenuta nel 1990. In apertura il 30 maggio, la personale Gina Pane: Action Psyché mantiene accesa l’attenzione sulla carriera dell’artista concentrandosi sulle sue più note azioni performative.
La sede espositiva di questo progetto espositivo è la Richard Saltoun Gallery di New York, che ha scelto di assegnare piena centralità al lavoro cui fa riferimento il titolo alla rassegna. Datata 1974, Action Psyché viene infatti considerata come “la più visionaria e intensa” di tutte le azioni di Pane. In mostra viene presentata in quella che è considerata la sua “manifestazione definitiva, sia di dimensioni che di scala“, ovvero attraverso 25 fotografie a colori, disegni preparatori e altri materiali.
Aperta fino al 22 giugno prossimo, la personale costituisce l’occasione per ripercorrere ulteriori passaggi salienti della pionieristica carriera dell’artista, per la quale il corpo era “un luogo del dolore e della sofferenza, dell’astuzia e della speranza, della disperazione e dell’illusione“. Lo dimostrano anche le altre opere selezionate per questo appuntamento, a testimonianza della volontà dell’autrice di sperimentare con il proprio corpo: in Azione Sentimentale, datata 1973, davanti al pubblico riunito in silenzio, le braccia dell’artista venivano trafitte con spine di rosa.
Erano dunque intense prove, fisiche e mentali, alle quali Pane si sottoponeva, parte di un percorso di esplorazione di temi universali come l’amore, il dolore, la morte, la spiritualità e il potere metaforico dell’arte.
[Immagine in apertura: Gina Pane, Action Psyché, 1973, dettaglio © The Estate of the Artist. Courtesy Richard Saltoun Gallery]