Scomparso nel 1990, l'artista statunitense viene omaggiato dalla prima grande mostra che il Regno Unito gli dedica. Un importante progetto espositivo che, successivamente, farà tappa a Bruxelles ed Essen.
Una carriera folgorante, prematuramente spezzata da complicazioni legate all’AIDS ad appena 31 anni, nel febbraio 1990.
Nonostante la breve durata della sua esistenza, Keith Haring è unanimemente considerato tra i più influenti protagonisti dell’arte del Novecento, oltre che un autore in grado di “misurarsi” con temi universali come la nascita, la morte, l’amore, il sesso, la guerra e la compassione, dando vita a interventi di grande potenza espressiva.
Alla sua produzione e alla sua vicenda artistica e umana la Tate Liverpool dedica una mostra senza precedenti nella storia del Regno Unito. Le oltre 85 opere esposte nell’istituzione britannica, a partire dal 14 giugno, gettano nuova luce sullo stile dell’artista e raccontano lo spirito di un’epoca, densa di fermento e complessità, come fu la New York degli anni Ottanta.
La selezione di documenti d’archivio, video e fotografie, raramente presentati in occasioni pubbliche, e l’installazione immersiva Black light del 1982, in cui opere fluorescenti vengono presentate ai raggi UV e accompagnate da musica hip-hop, arricchiscono questa narrazione. Il percorso espositivo restituisce la molteplicità della sua opera, grazie anche alla presenza di disegni e di dipinti su larga scala, molti dei quali mai stati visti prima nel Regno Unito.
Ad essere ricordate sono pure le collaborazioni eccellenti della sua carriera: da Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, con i quali condivideva il desiderio di ridurre le distanze tra arte e cultura popolare, fino a Madonna, Grace Jones, Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, per i quali progettò scenografie per video e performance.
“Keith Haring e Liverpool hanno molto in comune. Entrambi sono politicamente impegnati con una storia di attivismo, un forte senso di giustizia sociale e un amore per la musica e la moda. Tate Liverpool è orgogliosa di portare in città questa grande mostra“, ha anticipato Helen Legg, che guida l’istituzione inglese.
A rivivere, insomma, sarà tanto lo stile singolare, apparentemente spontaneo, dell’artista, risultato di un mix di influenze tra cui la robotica e i videogiochi, sia il suo ruolo attivo nelle grandi questioni di quel periodo. Haring ha contribuito, come attivista, ad arginare la disinformazione sull’AIDS; ha partecipato, con gli strumenti espressivi che gli erano propri, a campagne a favore del disarmo nucleare e anti-Apartheid.
Realizzato in collaborazione la Keith Haring Foundation, dopo Liverpool la mostra sarà riallestita al Centre for Fine Arts – BOZAR di Bruxelles (dal 5 dicembre al 19 aprile 2020) e al Museum Folkwang di Essen (dal 22 maggio al 20 settembre 2020).
[Immagine in apertura: Keith Haring, Untitled, 1980, Ink on Bristol board, Collection of the Keith Haring Foundation © Keith Haring Foundation]