È alla Tate Liverpool la prima grande mostra inglese su Keith Haring

12 Giugno 2019

Keith Haring, 1958 - 1990 Untitled 1980 Ink on Bristol board 510 x 660 mm Collection of the Keith Haring Foundation

Una carriera folgorante, prematuramente spezzata da complicazioni legate all’AIDS ad appena 31 anni, nel febbraio 1990.
Nonostante la breve durata della sua esistenza, Keith Haring è unanimemente considerato tra i più influenti protagonisti dell’arte del Novecento, oltre che un autore in grado di “misurarsi” con temi universali come la nascita, la morte, l’amore, il sesso, la guerra e la compassione, dando vita a interventi di grande potenza espressiva.

Alla sua produzione e alla sua vicenda artistica e umana la Tate Liverpool dedica una mostra senza precedenti nella storia del Regno Unito. Le oltre 85 opere esposte nell’istituzione britannica, a partire dal 14 giugno, gettano nuova luce sullo stile dell’artista e raccontano lo spirito di un’epoca, densa di fermento e complessità, come fu la New York degli anni Ottanta.
La selezione di documenti d’archivio, video e fotografie, raramente presentati in occasioni pubbliche, e l’installazione immersiva Black light del 1982, in cui opere fluorescenti vengono presentate ai raggi UV e accompagnate da musica hip-hop, arricchiscono questa narrazione. Il percorso espositivo restituisce la molteplicità della sua opera, grazie anche alla presenza di disegni e di dipinti su larga scala, molti dei quali mai stati visti prima nel Regno Unito.

Ad essere ricordate sono pure le collaborazioni eccellenti della sua carriera: da Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, con i quali condivideva il desiderio di ridurre le distanze tra arte e cultura popolare, fino a Madonna, Grace Jones, Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, per i quali progettò scenografie per video e performance.

Keith Haring e Liverpool hanno molto in comune. Entrambi sono politicamente impegnati con una storia di attivismo, un forte senso di giustizia sociale e un amore per la musica e la moda. Tate Liverpool è orgogliosa di portare in città questa grande mostra“, ha anticipato Helen Legg, che guida l’istituzione inglese.
A rivivere, insomma, sarà tanto lo stile singolare, apparentemente spontaneo, dell’artista, risultato di un mix di influenze tra cui la robotica e i videogiochi, sia il suo ruolo attivo nelle grandi questioni di quel periodo. Haring ha contribuito, come attivista, ad arginare la disinformazione sull’AIDS; ha partecipato, con gli strumenti espressivi che gli erano propri, a campagne a favore del disarmo nucleare e anti-Apartheid.

Realizzato in collaborazione la Keith Haring Foundation, dopo Liverpool la mostra sarà riallestita al Centre for Fine Arts – BOZAR di Bruxelles (dal 5 dicembre al 19 aprile 2020) e al Museum Folkwang di Essen (dal 22 maggio al 20 settembre 2020).

[Immagine in apertura: Keith Haring, Untitled, 1980, Ink on Bristol board, Collection of the Keith Haring Foundation © Keith Haring Foundation]