Al National Museum of Japanese History di Tokyo, la mostra "Ghosts and yōkai in Edo culture" analizza una pagina ricca di fascino e mistero della storia giapponese a partire dalle connessioni tra il mondo soprannaturale e "l'industria dell'intrattenimento".
Prende il via il 30 luglio, al National Museum of Japanese History di Tokyo, la mostra The Summer of Mononoke (Specters): Ghosts and Yokai in Edo Culture, che propone un inedito viaggio a cavallo tra storia dell’arte, folklore e superstizione. Visitabile fino al 30 settembre, l’esposizione prende spunto dal notevole successo riscosso dalle storie legate a soggetti soprannaturali durante il periodo Edo, ovvero nella fase storica compresa tra il 1603 e il 1868.
L’interesse verso tali temi subì un’autentica esplosione, con il conseguente boom delle storie aventi per protagonisti fantasmi e demoni in tutti gli ambiti dell’intrattenimento. Entità misteriose, spettri, mostri, spiriti e altre creature derivate dalla mitologia giapponese iniziarono ad apparire con maggiore frequenza nelle commedie del teatro kabuki, divennero sempre più popolari e ricorrenti nelle opere d’arte pittorica e nelle stampe, conquistando anche il settore dei giocattoli, come testimoniato dagli e-sugoroku (giochi da tavolo con dadi) e dalle carte da gioco karuta associati a tale filone tematico.
Preceduta da una selezione del patrimonio conservato al National Museum of Japanese History – istituzione che ospita una delle più grandi collezioni di opere d’arte legate al folklore giapponese – la mostra riunisce capolavori affascinanti e inquietanti, opera anche di alcuni tra i più rilevanti artisti del periodo Edo.
Tra questi vale la pena ricordare Night Procession of One Hundred Demons, realizzato da Kano Toun Masunobu intorno al 1684, Napping Boy Dreaming of Monsters di Kitagawa Utamaro, del 1800 circa, e The Earth Spider Conjuring-up Monsters in the Residence of Minamoto no Yorimitsu di Utagawa Kuniyoshi, datato 1843.
Al termine di The Summer of Mononoke (Specters): Ghosts and Yokai in Edo Culture, il museo sarà sede della mostra Hawaii: 150-year of Japanese Migration and Histories of Dream Islands, che ricostruisce la “storica” relazione tra il Paese del Sol Levante e l’arcipelago statunitense a partire dal cosiddetto Gannenmono del 1868, il primo viaggio in occasione del quale un gran numero di giapponesi raggiunse le isole del Pacifico per ragioni di lavoro.
[Immagine in apertura: Tsukioka Yoshitoshi, Naoyuki Conquering Monsters Cojured up by an Old Raccon Dog at the Residence of Fukushima, 1866, National Museum of Japanese History]