Nel sito di Pietrarossa di Trevi, in provincia di Perugia, è stato scoperto un mosaico raffigurante soggetti evocativi del contesto marino, che farebbe presuppore la presenza in età antica di un porto fluviale sul Clitunno.
Nei pressi del borgo umbro di Trevi, in provincia di Perugia, dal 2015 vengono portate avanti con regolarità indagine archeologiche. A incoraggiarle sono stati i ritrovamenti di lacerti dell’abitato di quella che si ritiene essere stata l’antica città romana di Trebiae e, successivamente, di una necropoli di età tardoantica.
I risultati conseguiti già a partire dalla prima campagna di scavo sono stati estremamente incoraggianti e, come indicano gli specialisti impegnati nel cantiere Pietrarossa di Trevi nella loro pagina Facebook ufficiale, è stato fin qui possibile portare “alla luce una quantità inaspettata di dati, oltre a splendide sorprese“.
Un trend che sembra proseguire anche quest’estate, come attestato dal recente ritrovamento di circa 50 metri quadrati di mosaico policromo. Risalente probabilmente al II d.C., venne realizzato con tessere rosse e rosa ricavate da calcari marnosi locali, intervallate con porzioni di colore bianco.
Al momento si tratta del più grande mosaico riportato alla luce nel corso degli scavi archeologici di Pietrarossa, ma il suo interesse non si limita all’aspetto dimensionale. I soggetti raffigurati rimandano al contesto marino e secondo quanto dichiarato alla stampa locale dal sindaco di Trevi, Bernardino Sperandio, “fanno ipotizzare la presenza di un porto fluviale sul Clitunno all’epoca navigabile“.
[Immagine in apertura: Porzione del mosaico a soggetto marino di epoca romana ritrovato nel sito archeologico di Pietrarossa di Trevi, Umbria, fonte pagina Scavi archeologici di Pietrarossa, via Facebook]