A New York l’Arte Povera incontra la carta

27 Agosto 2019


Gli artisti dell’Arte Povera erano soliti lavorare su carta nelle fasi precedenti alla realizzazione delle loro opere. In molti casi si trattava di schizzi preparatori; in altri, invece, gli autori dello storico movimento nato in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta, consideravano quei disegni su carta delle vere e proprie opere compiute. Una mostra, in arrivo al Samuel Dorsky Museum of Art di New York, prova a far luce su questo aspetto, raccogliendo opere su carta di alcuni tra gli artisti più noti di quel periodo.

Curata da Francesco Guzzetti e organizzata da Magazzino Italian Art Foundation, la mostra Paper Media: Boetti, Calzolari, Kounellis indaga il valore del disegno e della stampa all’interno del percorso di questi tre rappresentanti dell’Arte Povera, attraverso una selezione di undici “carte” provenienti dalla Collezione Olnick Spanu.

Si tratta di opere spesso inedite, accomunate dall’utilizzo del formato cartaceo eppure differenti tanto nella tecnica quanto nei contenuti. Il percorso espositivo passa infatti dalle sperimentazioni di Pier Paolo Calzolari ‒ con l’impiego di petali di rosa e materiali insoliti sulla superficie ‒ agli alfabeti visivi di Jannis Kounellis. Una selezione di stampe e disegni circoscritta ma compatta, capace di trasmettere la sperimentazione formale e materiale dei tre artisti, tra i più rappresentativi del secondo Novecento italiano.

È nella missione di Magazzino, sin dalla sua fondazione, condividere l’arte italiana con il dinamico mondo artistico che ci circonda”, ha dichiarato Vittorio Calabrese, direttore di Magazzino Italian Art Foundation. “Non potremmo essere più felici di collaborare con il Dorsky Museum per la presentazione di queste opere rare, che aprono una prospettiva profonda sulla pratica di tre maestri dell’Arte Povera come Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari e Jannis Kounellis”. La mostra avrà inizio il 28 agosto e spegnerà i riflettori il prossimo 8 dicembre.

[Immagine in apertura: Pier Paolo Calzolari, Senza titolo, 1967]