Un dipinto riemerge dalle nebbie della Storia. Si tratta di una copia de “La Cattura di Cristo” di Caravaggio. Le vicende di questa tela, restaurata e ora visibile a Firenze, a Palazzo Pitti, sono raccontate in un libro di recente pubblicazione.
C’è sempre un buon motivo per parlare di Caravaggio. La critica internazionale non smette infatti di appassionarsi alle vicende dell’artista, scoprendo, di tanto in tanto, aneddoti e curiosità su uno dei più grandi pittori di tutti i tempi.
È di questi giorni la notizia del restauro di una copia de La cattura di Cristo, la celebre opera realizzata da Caravaggio nel 1602 su commissione di Ciriaco Mattei, e attualmente esposta alla National Gallery of Ireland di Dublino. Dipinta da un ignoto contemporaneo del maestro, la copia riproduce con tecnica notevole lo stesso soggetto della tela del Merisi: il tradimento di Giuda, con la cattura di Cristo da parte dei soldati romani. Da tempo negli archivi di Palazzo Pitti, la copia non era mai stata ritenuta particolarmente meritevole di attenzione, tanto da finire nelle sedi della Prefettura di Pistoia prima, e della Caserma Baldissera dei Carabinieri di Firenze poi.
Restaurata e sottoposta a nuove valutazioni, la replica della Cattura riemerge oggi dal dimenticatoio. L’opera è ora esposta nella Sala di Berenice della Galleria Palatina, insieme ad altri capolavori; tra questi, la Madonna della Gatta di Federico Barrocci, finalmente visibile dopo un decennio trascorso in deposito. Infine, anche un libro rende giustizia alla riproduzione caravaggesca, La Cattura di Cristo da Caravaggio. Un recupero per le Gallerie degli Uffizi. Il volume, curato da Gianni Papi e Maria Sframeli per la casa editrice Sillabe, ricostruisce la storia del recupero della tela, nonché vicende e dettagli legati all’opera originale.
[Immagine in apertura: Gallerie degli Uffizi, Caravaggesco, Cattura di Gesù. Courtesy Opera Laboratori Fiorentini per Le Gallerie degli Uffizi]