Il Baltimora Museum punta i riflettori sulla "black art", evidenziando il contributo dei suoi protagonisti allo sviluppo dell'arte astratta, dal secondo Novecento a oggi.
In questi mesi abbiamo seguito con passione il calendario del Baltimora Museum of Art, riconoscendo il profondo valore politico dietro ognuna delle iniziative intraprese dall’istituzione statunitense. Dopo aver annunciato un anno di rassegne tutte al femminile, con il programma 2020 Vision, ecco un nuovo importante progetto. Si tratta di Generations: A History of Black Abstract Art, una mostra dedicata agli artisti di colore che si sono particolarmente distinti nel campo dell’Astrattismo, dagli anni Quaranta a oggi.
Curata da Christopher Bedford e Katy Siegel, la mostra raccoglie più di settanta opere tra dipinti, sculture e installazioni realizzate da autori come Kevin Beasley, Mark Bradford, Sam Gilliam, Jennie C. Jones, Norman Lewis, Lorna Simpson e Lynette Yiadom-Boakye. Quest’ultima, in particolare, è attualmente presente con i propri lavori all’interno del Padiglione del Ghana alla Biennale Arte di Venezia 2019.
Differenti per geografia e formazione, gli artisti si contrappongono, dialogando in maniera inattesa e offrendo al pubblico uno spettro esaustivo sugli sviluppi dell’arte astratta in oltre mezzo secolo di storia. A essere evidenziato è il valore sperimentale e politico dietro questa pratica, anche in relazione alle biografie degli autori coinvolti. Provenienti in larga misura dalla raccolta Joyner/Giuffrida ‒ tra le collezioni d’arte dedicate all’arte nera più note al mondo ‒, le opere saranno visibili fino al prossimo 15 gennaio.
[Immagine in apertura: Jack Whitten, Zen Master, 1968. The Joyner/Giuffrida Collection. © Estate of Jack Whitten]