I maggiori esponenti delle avanguardie ungheresi in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, per un progetto che indaga le strategie messe in atto per aggirare il potere. Quando arte e ribellione si incontrano, spinte dall'amore per la libertà.
L’arte è, prima di tutto, dissidenza. Sembra potersi riassumere così il senso della collettiva, in corso al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Tecniche d’evasione ‒ Strategie sovversive e derisione del potere nell’avanguardia ungherese degli anni ’60 e ’70 porta infatti all’attenzione del pubblico un gruppo consistente di artisti che seppero trovare il modo di sfuggire ai controlli, di eludere il potere, di aggirare la censura, pur di manifestare la propria opinione e diffondere il germe della rivoluzione.
Ad accompagnare lo spettatore in questo avvincente percorso nel passato sono oltre novanta lavori realizzati da Dóra Maurer, Endre Tót, Judit Kele, László Lakner, Bálint Szombathy, Tibor Csiky e Katalin Ladik – tra gli altri.
Divisa in sei “momenti”, la mostra si sofferma di volta in volta sulle strategie messe in atto da questi artisti dissidenti nell’arco delle loro azioni clandestine, attraverso una selezione mirata di fotografie, collage, sculture, cartoline e interventi urbani.
Astuzia, intelligenza e certamente creatività si ritrovano in ognuno dei lavori proposti, gran parte dei quali arrivati dal Ludwig Museum – Museum of Contemporary Art di Budapest. Curata da Giuseppe Garrera, József Készman, Viktória Popovics e Sebastiano Triulzi, la rassegna si presenta come un viaggio “clandestino” e un omaggio all’amore per la libertà. Un tuffo nello spirito ribelle delle avanguardie, che il pubblico potrà vivere fino al 6 gennaio 2020.
[Immagine in apertura: Gyula Pauer, In Memoriam of 1956 Revolution, 2006, Ludwig Múzeum, Budapest]