Porta (anche) la firma italiana una delle scoperte archeologiche più sensazionali degli ultimi tempi. Stiamo parlando dei rilievi appena rinvenuti nel Kurdistan iracheno: dieci imponenti sculture rupestri di epoca assira.
È una scoperta straordinaria quella appena portata a termine dagli archeologi dell’Università di Udine, in un’azione congiunta con la Direzione delle Antichità di Duhok. Guidata dal professor Daniele Morandi Bonacossi e dal dottor Hasan Ahmed Qasim, la recente missione ha infatti riportato alla luce una serie di imponenti rilievi di epoca assira, rinvenuti nel sito archeologico di Faida – nel Kurdistan iracheno settentrionale.
Risalenti all’VIII-VII secolo a.C., i rilievi raffigurano una “processione” di divinità scolpite nella roccia, lungo un antico canale di irrigazione oggi quasi completamente sepolto. Ognuno degli dei rappresentati (dal dio sole Shamash a quello della sapienza Nabu) è collocato su un animale simbolo, mentre a guidare la serie di personaggi sacri è il sovrano assiro, scolpito a capo e in coda al corteo.
L’eccezionale missione si inserisce a seguito dell’individuazione – nel 1972 – di tre bassorilievi sepolti nell’area. Le opere erano state allora rintracciate dall’archeologo inglese Julian Reade, che fu però costretto a interrompere le operazioni di scavo a causa dell’instabilità politica dell’area. I dieci rilievi portati in superficie quest’oggi grazie alla nuova operazione italo-curda completano (ed estendono) quella prima intuizione, ponendo ora le opere di fronte alle necessarie azioni di tutela.
Tappe successive alla scoperta saranno infatti la salvaguardia e la valorizzazione del complesso scultoreo (lungo circa cinque metri e alto due), in una zona ancora fortemente minacciata dal pericolo bellico, dal vandalismo e dall’espansione incontrollata dei villaggi limitrofi. A conclusione della missione, l’obiettivo è quello di creare nei prossimi anni un parco archeologico su misura, e di inserire i ritrovamenti nella lista UNESCO del patrimonio dell’umanità. Una corsa contro il tempo, dunque, per documentare e proteggere il prima possibile una delle scoperte archeologiche più importanti del nostro tempo.
[Immagine in apertura: Faida, Rilievo 9, VIII-VII sec. a.C.. Foto Isabella Finzi Contini per LoNAP]