Con "Los impresionistas y la fotografía", il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid analizza connessioni, analogie e comuni territori di ricerca tra pittura impressionista e fotografia.
Quali furono le ripercussioni dell’invenzione della fotografia sullo sviluppo delle arti visive dalla seconda metà del XIX secolo in poi? Quali affinità intercorrono tra pittura e fotografia? Perché le reciproche confluenze tra queste discipline hanno animato il confronto tra critici, storici e artisti? Fino al 26 gennaio prossimo, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid riaccende il dibattito su questo tema riunendo oltre sessanta tra dipinti a olio e opere su carta, inclusi alcuni capolavori dei maestri dell’Impressionismo, e più di 100 fotografie.
Curata da Paloma Alarcó, Los impresionistas y la fotografía fissa il proprio confine temporale nei decenni in cui l’esperienza impressionista prese avvio, ovvero parallelamente alla fase in cui la fotografia smise di essere considerata un semplice mezzo meccanico per riprodurre la realtà, guadagnando dignità e credibilità artistica.
Tra le invenzioni di maggiore (e più duraturo) impatto sulla società moderna, la fotografia ha fornito all’Impressionismo un riferimento a livello iconografico, divenendo nello stesso tempo un modello a livello tecnico per l’osservazione scientifica della luce, per la rappresentazione degli spazi, per l’esplorazione dei soggetti in modo spontaneo. Dal canto loro, gli impressionisti dimostrarono profonda consapevolezza della natura transitoria della realtà, della sua durata limitata e del suo svanire. Il contatto tra questi due “universi”, dunque, non poteva che verificarsi. La mostra, articolata in nove sezioni, illustra le “preoccupazioni artistiche” condivise da pittori e fotografi, nel segno dell’introduzione di un nuovo modo di guardare.
Oltre alla ritrattistica, all’indagine sul paesaggio e agli altri temi trattati, un intero capitolo della mostra si sofferma sul tema dei monumenti. Viene in particolare ricordato l’incarico, assegnato a diversi fotografi dal governo francese, di documentare con il mezzo fotografico i monumenti storici della Francia. Questi scatti, risalenti alla metà dell’Ottocento, sono posti in dialogo con successive opere degli impressionisti. Nello stesso tempo, tanto le fotografie quanto i dipinti di questa sezione inducono a riflettere sui segni del cambiamento del paesaggio, all’epoca dell’industrializzazione.
[Immagine in apertura: Édouard Baldus, Vista posterior de Notre-Dame de París, 1860-1870. Papel a la albúmina. 22,9 x 28 cm, Museo Nacional del Prado, Madrid]