Furono tante le donne con cui Man Ray incrociò la sua esperienza umana e professionale. Un nuovo libro le racconta, soffermandosi in particolare sulle figure che seppero “staccarsi” dall'artista per affermarsi come fotografe autonome.
C’è tempo fino al 19 gennaio per visitare la mostra wo/MAN RAY al CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Un percorso per immagini che punta l’attenzione sull’attività fotografica di Man Ray, mettendo in luce similitudini e differenze rispetto alla pratica di quelle donne che, modelle e amanti dell’artista, seppero attestarsi autonomamente anche per il loro valore di fotografe.
A ritornare sul tema del progetto, approfondendolo in maniera esauriente, è oggi un nuovo volume uscito in supporto alla rassegna. Si tratta di Woman Ray. Le Seduzioni Della Fotografia, un percorso di circa 250 pagine per indagare – attraverso immagini e testi critici – il ruolo centrale che la figura femminile ebbe nella vita e nella ricerca del fotografo surrealista.
Pubblicato da SilvanaEditoriale, il libro ripercorre il vasto argomento, a partire dalla predilezione di Man Ray per il tema del nudo: personalità come quella di Kiki de Montparnasse e Lee Miller appaiono in molti scatti dell’autore, “catturate” in immagini perturbanti, allusive e sperimentali, testimoni di una ricerca sul corpo femminile giocosa e raffinata, sempre in bilico tra memoria classica e avanguardia.
La seconda parte del libro si sofferma invece sul carattere autonomo che molte di queste modelle riuscirono col tempo a esprimere, “staccandosi” dallo studio del fotografo per percorrere la loro strada, attestandosi come protagoniste a tutti gli effetti della scena artistica del primo Novecento. Berenice Abbott, Dora Maar e la stessa Lee Miller furono forse i casi più eclatanti di questa “disgiunzione” umana e professionale dallo studio di Man Ray.
Compilato da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola – curatori della mostra torinese – il volume affronta in ognuno dei suoi capitoli la questione, riflettendo abilmente la passionalità e la genialità di un artista unico nel suo genere, e allo stesso tempo l’intraprendenza e il talento di quelle donne che ebbero la forza e il coraggio di affermarsi da sole, passando dal ruolo di “muse ispiratrici” a quello di “autrici” a tutto tondo.
[Immagine in apertura: Man Ray, The Fifty Faces of Juliet, 1941/1943. Cm 39,5 x 34 x 2,7. Collezione privata. Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray Trust by SIAE 2019]