L’arte incontra il cinema, con Venezia Pop

5 Settembre 2015

RE ALLA BIENNALE d'Arte 1928 Venezia Pop

I riflettori su Venezia non si spengono mai, soprattutto durante l’intenso periodo della Mostra del Cinema. Ed è proprio un appuntamento con la settima arte quello che andrà in scena mercoledì 9 settembre, nella suggestiva cornice del Teatrino di Palazzo Grassi. Il grande schermo del prestigioso teatro – disegnato dall’archistar Tadao Ando – ospiterà la proiezione in anteprima mondiale di Venezia Pop. L’arte in bianco e nero, inedita pellicola firmata da Antonello Sarno.

Prodotto da Luce Cinecittà e da Agnus Dei Tiziana Rocca Production, l’esclusivo documentario accompagnerà il pubblico in un viaggio tra le tappe salienti di uno degli eventi artistici più famosi al mondo, la Biennale d’Arte di Venezia.
Alternando preziose immagini tratte dai cinegiornali dell’Archivio Studio Luce alle testimonianze dei tanti volti che hanno partecipato alla celebre rassegna, il film ripercorrerà la storia della rassegna veneziana intrecciandola a quella dei suoi protagonisti.

L’attenzione del regista si concentra soprattutto sul cinquantennio intercorso tra il 1928 e il 1978, privilegiando l’uso di rigoroso bianco e nero, fedele alle immagini dell’epoca.
Il commento dell’affascinante materiale d’archivio è affidato alle voci dei numerosi artisti, curatori e critici che hanno contribuito a rendere la Biennale d’Arte la più importante istituzione culturale italiana. Marina Abramović, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto, Enzo Cucchi e Bice Curiger sono solo alcuni dei nomi illustri coinvolti nel progetto.

Il film si apre con i frenetici preparativi per la grande inaugurazione del 1928 alla presenza del Re e prosegue con lo storico e rivoluzionario opening del 1932. Attraverso le immagini, pressoché inedite, dei Giardini della Biennale trasformati nei lugubri teatri di posa del Cinevillaggio voluto da Mussolini, la pellicola raggiunge gli anni Sessanta, che fecero da sfondo alla cruciale esplosione delle forme pop, con la vittoria del Leone d’oro da parte di Robert Rauschenberg nel 1964.