Ciak, si… fotografa!

22 Ottobre 2012


In principio era la fotografia, la fissità dell’immagine, la selezione dell’istante. Poi arrivò il cinema, il flusso ininterrotto della luce e delle emozioni. Il rapporto tra i due linguaggi è tanto stretto da generare piacevoli cortocircuiti culturali: quando e in che misura l’una prende dell’altro? Le risposte in tre mostre in altrettante grandi capitali europee: un grande regista, un attore cult e l’intero sistema hollywoodiano raccontano, in forma di foto, la magia del cinema.

Places, strange and quiet ricostruisce nell’immagine fissa tutta l’estetica di Wim Wenders, il visionario e magnifico regista de “Il cielo sopra Berlino”, affascinato dalla desolazione di paesaggi timidamente abbandonati a se stessi. È dai primi anni ’80 che Wenders colleziona scatti, usando la macchina fotografica come se fosse un carnet di appunti per location e situazioni in cui calare i suoi personaggi. Un saggio di queste intime visioni è in mostra a Vienna, alla Ostlicht Galerie.

Con la reflex al collo l’abbiamo visto sul set, istrionico in “Apocalypse Now” di Coppola; e con la macchina a portata di mano, dicono le cronache, ha vissuto per buona parte degli Anni ’60.  A due anni dalla scomparsa Dennis Hopper dispensa il suo ultimo regalo: una collezione di oltre 400 scatti, realizzati tra Hollywood e dintorni dal 1961 al 1967: una documentazione preziosa, scovata dagli eredi in anonime scatole di cartone ed ora in mostra al Martin-Gropius Bau di Berlino, con il titolo di The Lost Album.

È un set a cielo aperto, ed è stata capace di comparire in almeno 800 film: dal “vivo”, cioè così com’è… ma anche sapientemente ricostruita in studio. Un feeling quasi scontato se è vero che proprio a Parigi si è tenuta la prima proiezione con pubblico pagante della storia del cinema! Paris vu par Hollywood, la città raccontata nelle foto di scena e nei memorabilia raccolti in oltre cento anni di passione, affascina in mostra all’Hotel de Ville. Partendo dai Lumiére e finendo con Hugo Cabret.