Storie estreme per la settima edizione del Festival del Cinema di Roma: dalla violenza di Takashi Miike al colossal cinese “1942”. Aspettando la grande festa per Sylvester Stallone
Profumi d’Oriente al Festival del Cinema di Roma, che punta decisamente ad est: protagonisti registi e storie dalla Cina al Sol Levante. È il cineasta Takashi Miike ad aprire la tenzone con il suo “Lesson of Evil”, primo tra i film in concorso al giovane festival della capitale: ed è subito shock. Una pellicola estrema, violenta, centrata su una strage di studenti drammaticamente credibile stando a quanto la cronaca troppo spesso riporta.
La più grande carestia chela Cinaricordi, nel XX secolo, è quella del “1942”: tradotta oggi in pellicola da Feng Xiaogang, che si avvale della recitazione di alcune tra le più grandi star del cinema cinese. Ma anche di mostri sacri di Hollywood, dall’intenso Adrian Brody al camaleontico Tim Robbins, in inedito saio francescano. Per il film che ha battuto ogni record di incasso in patria la sfida di conquistare anche l’occidente.
Azione per la grande attesi sima anteprima che Roma ha in calendario il prossimo 14 novembre. Nella capitale è atteso Sylvester Stallone, fresco assegnatario della benemerenza della Lupa Capitolina: “Bullet to the head”, che lo vede tornare davanti alla macchina da presa, sarà nelle sale a primavera 2013. Ma in anteprima mondiale a Roma, teatro preferenziale per il nuovo abbraccio tra Sly e i suoi fans.
Alla settima edizione del Festival del Cinema di Roma il compito, non semplice, di dimostrare come la fabbrica dei sogni non conosca periodi di crisi. Dopo i timori sul futuro della mitica Cinecittà e i continui dati negativi dal botteghino, il comparto del cinema guarda con fiducia alle nuove sfide che il futuro le pone davanti.