In mostra a Nuoro gli scatti che Werner Bischof ha raccolto nei primi Anni ’50 in Sardegna, documentando le difficili condizioni di contadini e minatori. Cogliendone la struggente bellezza.
Una vita al limite, spesa e sacrificata per raccontare i momenti più difficili del suo tempo. Reportage di cruda e intensa realtà, raccolti ai quattro angoli del globo: seguendo, macchina fotocamera alla mano, eventi unici e drammatici, fissando sulla pellicola istanti che restano impressi nella Storia. Werner Bischof è stato tra i cronisti più autorevoli del ‘900, il primo fotografo ad entrare nell’agenzia Magnum.
Celebri i suoi servizi per “Life Magazine”, meno noto ma altrettanto struggente il lavoro portato a compimento, nei primi Anni ’50, per “Epoca”. Il magazine italiano gli commissiona un viaggio in Sardegna, chiedendo di raccontare per immagini una terra che stenta a riprendersi dal disastro della guerra: l’eroismo dei minatori dell’Iglesiente e la durissima condizione delle aree rurali dell’isola diventano soggetto per un diario di rara efficacia.
Quegli scatti, dopo oltre mezzo secolo, tornano a casa: al MAN di Nuoro, per una mostra che celebra l’estro eccezionale di un testimone unico del ‘900. In maniera forse inattesa, però, la sezione che testimonia quel viaggio in Sardegna si scopre libera da ogni rischio retorico, centrata in maniera esclusiva sulla semplice bellezza dei panorami e dei volti. Nessun intento pietistico in Bischof, che si svela inatteso innamorato ritrattista di una terra tanto aspra quanto magnifica.
Ma le fotografie dedicate alla Sardegna costituiscono solo la minima parte di una mostra esaustiva, in grado di proporre un autentico giro del mondo. Seguendo il filo della cronaca; scovando, dall’Asia al Sud America, storie e vicende estreme. Altrimenti dimenticate. Dalla lenta ripresa di un Giappone stroncato dall’olocausto nucleare alla terribile carestia che ha devastato l’India nel 1951.