Taviani: addio Oscar! Virzì si prende Torino

25 Dicembre 2012


Luci ed ombre per il cinema italiano nelle ultime settimane dell’anno. Non era facile vincere la concorrenza agguerrita di altre 84 pellicole, ma ci hanno sperato fino all’ultimo i fratelli Paolo e Vittorio Taviani: il loro “Cesare deve morire”, docu-drama girato nel carcere di Rebibbia e già vincitore del Festival del Cinema di Berlino, manca l’accesso alla short-list da cui escono i cinque candidati all’Oscar come miglior film straniero.

Una chance che l’Italia manca dal 2006, quando a Los Angeles volò “La bestia nel cuore” di Cristina Comencini; mentre per ricordare un successo tricolore bisogna tornare indietro … al secolo scorso. Risalgono al 1999 la celebre corsa di Roberto Benigni sulle poltrone del Dorothy Chandler Pavillion e la commozione di Sophia Loren per le tre statuette conquistate da “La vita è bella”. Altri tempi, per il nostro cinema.

Che guarda avanti con la recente concessione, da parte del Ministero dei Beni Culturali, dei fondi a sostegno delle pellicole in preparazione per l’imminente 2013. Quattordici le pellicole a ottenere una mano dallo Stato: l’impegno più oneroso, pari a circa un milione e 250mila euro, va al regista napoletano Mario Martone, impegnato con “Il giovane favoloso” in un biopic ispirato alla vita di Giacomo Leopardi.

Novità anche a Torino, dove arriva la nomina del prossimo direttore del Film Festival. Non era stato esente da polemiche l’addio di Gianni Amelio, per quattro anni alla guida di una rassegna in costante crescita; chiacchierato anche il rifiuto da parte di Gabriele Salvatores, indicato come prima scelta: la poltrona di direttore artistico spetta ora a Paolo Virzì. Un torinese atipico il regista di “Ovosodo” e “Tutta la vita davanti”, nato nel capoluogo piemontese, ma toscano d’elezione.