L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze conclude dopo due anni il delicato restauro di uno dei più importanti capolavori del Manierismo, il “Venere, Amore e Gelosia” del Bronzino.
Si è concluso alla Vigilia di Natale, quasi si trattasse di un prezioso regalo per tutti gli amanti dell’arte. Ha restituito al proprio originale splendore una delle tele più intriganti di un maestro dalla tecnica sopraffina, protagonista autentico del Manierismo: dopo due anni di lavoro certosino cala il sipario sul restauro di “Venere, Amore e Gelosia”, capolavoro assoluto di Agnolo di Cosimo di Mariano. Per tutti il Bronzino.
Un’opera arrivata a Firenze, nel 2010, dal Museo di Belle Arti di Budapest, esposta nell’importante retrospettiva sul Bronzino accolta a Palazzo Strozzi e mai più ripartita. Passata direttamente dalle luci della ribalta alle cure dei conservatori dell’Opificio delle Pietre Dure, eccellenza di livello europeo nel campo del restauro delle opere d’arte. Una precisa operazione di pulitura della pellicola pittorica ha permesso di svelare la magnificenza di dettagli dimenticati.
Tornano a brillare, lucenti come gioielli, i vivissimi colori originali; sotto l’ingloriosa patina di cinque secoli di storia si scorgono parti rimaste a lungo del tutto illeggibili. Su tutte una grottesca maschera di satiro, riemersa finalmente dall’oblio. Lo stesso nel quale era sprofondata l’intera produzione del maestro, a lungo poco considerato: fino alla determinante lettura critica portata all’inizio del XX secolo da Bernard Berenson, storico dell’arte di inarrivabile lucidità.
Oggi l’opera del Bronzino non ha bisogno di essere sponsorizzata. Anzi. C’è fermento a New York per l’asta fissata il prossimo 30 gennaio da Christie’s: valutato tra i dodici e i diciotto milioni di dollari il “Ritratto di giovane uomo con libro” firmato dal maestro toscano nei primi anni della sua attività; quando ancora risente della lezione del Pontormo, prima di maturare in maniera definitiva il proprio linguaggio espressivo.