Entra nel vivo Biennale College-Cinema: quindici registi emergenti in corsa per vincere il finanziamento del proprio “film nel cassetto”. Da presentare alla prossima Mostra del Cinema di Venezia
Sono partiti in più di quattrocento, sono rimasti in quindici, ma solo tre arriveranno fino in fondo. Ottenendo un finanziamento da 150mila euro ciascuno, destinato alla produzione di un lungometraggio da presentare alla prossima Mostra del Cinema di Venezia. È caccia aperta ai cineasti di domani, in laguna: primi passi per Biennale College-Cinema, progetto che punta a selezionare e formare in maniera attiva i talenti del futuro.
Dopo la prima scrematura, avvenuta sulla base dei progetti presentati, ecco un workshop aperto alle quindici “squadre” superstiti, formata ognuna dal tandem regista-produttore: a fine febbraio il responso e un secondo momento di incontro con i tre finalisti. Poi la creazione vera e propria del film e il battesimo della passerella, a cui concorrono giovani in arrivo da ogni da dodici paesi diversi: Stati Uniti e Gran Bretagna, ma anche Ruanda, Filippine ed Egitto.
Gioca in casa, unico progetto italiano, “Yuri Esposito”: documentario surreale quello immaginato dal regista Alessio Fava e dal produttore Max Chicco, che seguono l’impossibile vita di un uomo dalla lentezza esasperante. Costretto a scrollarsi di dosso l’indolenza alla notizia di una imminente paternità. Non mancano di ironia le sceneggiature in corsa, alcune delle quali ammiccano con intelligenze alle piccole nevrosi del mondo di oggi.
Idealmente agli antipodi di “Yuri Esposito” è il thailandese “The Year of June”: Nawapol Thamrongrattanarit immagina che il diario di una adolescente sia affidato interamente alla brevità di Twitter; il film si propone di tradurre in immagine il linguaggio velocissimo e quasi nevrotico del social network, ricomponendo grazie alla forza delle immagini quello che risulta essere un vero e proprio puzzle.