È stato l’ultimo festival cinematografico del 2012, chiuso proprio il 31 dicembre: al Capalbio Film Festival cortometraggi in arrivo da tutto il mondo. Sotto lo sguardo di Dario Argento, maestro dell’horror all’italiana
“Una mappa nautica, che ci orienta nel mare aperto della visione”. Così il cortometraggio per gli organizzatori del Capalbio Cinema, tra le più prestigiose rassegne italiane – e non solo – dedicate ai corti d’autore, momento tra i più alti per la sperimentazione d’avanguardia nel pianeta dell’immagine. Una rassegna “breve”… ma intensa: andata in scena, in via inedita e curiosa, negli ultimi giorni dell’anno: dal 28 al 31 dicembre.
“A world of maps”: un mondo di mappe a guidare il concept del festival, che da un paio d’anni a questa parte ha intensificato i propri rapporti con l’estero, saggiando nuovi terreni e scoprendo talenti in arrivo da ogni angolo del pianeta. Italianissimo, invece, uno dei padrini della kermesse: Dario Argento, che a Capalbio ha portato in dote “Gli incubi di Dario”, i nove brevi brividi scritti e diretti nell’87 per la trasmissione “Giallo”, diretta da Enzo Tortora.
Un’edizione, quella numero diciannove del festival, che ha parlato decisamente spagnolo. Arriva proprio dalla Spagna, infatti, Richard Garcia: ad essere premiato come miglior film in concorso il suo “Taboulé”, interpretato da Jorge Calvo, già protagonista sul grande schermo de “I viceré” di Roberto Faenza. Argentino è invece Juan Pablo Zaramella, che torna a Buenos Aires con la palma di miglior regista per la direzione di “Luminaris”.
A impreziosire il Capalbio Cinema la partecipazione straordinaria di Jerzy Skolimovsky, Orso d’oro a Berlino nel 1967 con “Le Départ”; premiato a Cannes, nel 1982, per la sceneggiatura di “Moonlight”. Il regista polacco ha offerto una chicca della sua produzione: quel “Rysopis” datato 1964, prova d’autore presentata come saggio di fine corso al termine del suo percorso alla Scuola di cinema di Lodz. Un frammento di storia.