Ottanta opere per svelare il debito di Édouard Manet nei confronti dell’arte italiana: mostra spettacolare, a Venezia, per celebrare uno dei padri dell’Impressionismo. Che si porta, da Parigi, la leggendaria Olympia
Due icone assolute dell’arte moderna, per la prima volta a confronto, riunite nella medesima sede espositiva. Un binomio mai realizzato prima, reso possibile dal prestito concesso in via eccezionale dagli Uffizi di Firenze e dal Musée d’Orsay di Parigi, che si privano temporaneamente di due straordinari capolavori. Per contribuire a quella che ambisce ad essere la mostra italiana più importante del 2013.
Attracca in Laguna, negli appartamenti del Doge a Palazzo Ducale, Manet – Ritorno a Venezia: ottanta le opere esposte in un percorso che traccia un filo rosso tra l’esperienza dell’impressionista e le sue ascendenze italiane, maturate nel confronto diretto con i classici del Rinascimento durante tre soggiorni di studio e lavoro nel Belpaese. Dopo il debito documentato nei confronti della tavolozza di Velazquez arriva ora un nuovo contributo critico, che arricchisce il dibattito attorno ad una delle più importanti personalità dell’arte dell’Ottocento.
Piatto forte della mostra è il tandem tra l’Olympia dipinta da Manet nel 1863 ela Veneredi Urbino realizzata da Tiziano oltre trecento anni prima: soggetto analogo, con la sensuale figura femminile adagiata tra drappi e cuscini; ambientazione ai limiti del citazionismo per il maestro francese, che palesa nel proprio capolavoro lo studio attento del modello rinascimentale e dichiara esplicitamente la propria ammirazione per l’arte italiana del periodo.
Nelle sale di Palazzo Ducale i confronti proseguono a ritmo serrato. Il ritratto di Émile Zola dialoga con quello di anonimo gentiluomo dipinto da Lorenzo Lotto ed oggi alle Gallerie dell’Accademia; le dame veneziane di Vittore Carpaccio si affacciano idealmente da “Le balcon” parigino che Manet ha realizzato pensando – evidentemente – non solo a Goya. Da Giorgione a Tintoretto, passando per Andrea Del Sarto, è un flusso continuo di rimandi, nella composizione del museo ideale di uno tra i più grandi pittori di sempre.