Sono sessanta le sculture che Mimmo Paladino porta, dal 29 giugno, nello spettacolare contesto di Villa Rufolo. Felice incontro tra musica e arte visuale per una nuova edizione del Ravello Festival
Affacciato al parapetto della sua splendida terrazza, con lo sguardo sul Golfo di Salerno e abbracciato dagli splendori di un parco magnifico, Richard Wagner ha immaginato il giardino fatato di Klingsor, tra le più sublimi ambientazione del suo Parsifal . Villa Rufolo è da sempre, a Ravello, luogo d’incanto e suggestione. Uno spazio da sogno, arricchito in questi giorni dall’incontro con un maestro assoluto dell’arte contemporanea.
Nella cornice della villa e nell’adiacente Auditorium disegnato dall’archistar Oscar Niemeyer va in scena dal 29 giugno alla fine del prossimo ottobre una ricca retrospettiva dedicata a Mimmo Paladino, padre della Transavanguardia, che a Ravello porta un focus sulla sua intensa attività di scultore. Sessanta i pezzi esposti, tra installazioni monumentali e brani dal carattere più intimo, in un dialogo di stupefacente meraviglia con il contesto che li ospita.
Tratta lo spazio quasi fosse una partitura musicale, con le opere a tessere raffinate armonie visive. Non è un caso se Flavio Arensi, curatore della mostra, parla di “melodia” in riferimento all’intervento di Paladino. Il gruppo scultoreo dei venti Testimoni collocato nell’Auditorium costituisce una presenza di inarrivabile magia, al pari dello Zenith che omaggia, con il suo cerchio evocativo, il celeberrimo Ring di Wagner. In una felice commistione tra arte e musica.
Il progetto di Paladino è tra gli eventi che accompagnano una nuova edizione del Ravello Festival, appuntamento che nasce nel 1953 come raffinata kermesse di musica classica, ma che nel corso del tempo sa diventare evento culturale in grado di abbracciare con successo molteplici linguaggi espressivi. Tra i protagonisti di quest’anno il pianoforte di Ramin Bahrami e il crooner Raphael Gualazzi, Fiorella Mannoia, David Knopfler e l’inedito duetto tra Nina Zilli e il jazzista Fabrizio Bosso.