Guantanamo, Saddam Hussein, emergenza idrica: temi della più stretta contemporaneità per il “Nabucco” firmato da Gabriele Vacis. Il capolavoro di Giuseppe Verdi, attualizzato, è tra i gioielli del Macerata Opera Festival
Si sono affrontate nell’antichità, armi in pugno, in un epico scontro dai toni mitologici. Tornano a combattere oggi, nella finzione scenica, in una lettura che aggiorna il conflitto seguendo le più recenti evoluzioni della geopolitica. Quella che fu guerra di religione diventa contesa per il bene primario: l’acqua. Si svolge in una Gerusalemme riarsa, incupita dall’incubo dei kamikaze la versione del Nabucco ideata da Gabriele Vacis.
Il classico di Giuseppe Verdi è tra gli appuntamenti più attesi del Macerata Opera Festival, rassegna che fino all’11 agosto vede la città delle Marche diventare piattaforma per incontri tra i più diversi linguaggi della musica e del teatro. In cartellone un altro classico del repertorio verdiano, il Trovatore , ma anche il rock di Patti Smith e i Sogni di una notte di mezza estate tratti da Shakespeare, nella lettura di Benjamin Britten interpretata da Lella Costa.
Inedita e conturbante la regia di Vacis, spiazzante in un approccio che abbraccia la più stringente attualità. Il cast si muove tra le strade di una Gerusalemme in miniatura, costruita in tutta la sua pianta dalla bellezza di ottomila bottiglie di plastica, incredibile monumento alla sete di una città assediata dal deserto. Con i leviti che indossano i panni dei carcerati di Guantanamo e un Nabucco sinistramente somigliante a Saddam Hussein.
Il muro dello Sferisterio diventa inedita tela da proiezione, chiamata ad accogliere le immagini della Gerusalemme di oggi: inquadrata dal Monte degli Ulivi, vissuta attraverso i suoi vicoli e i colori dei mercati. Esemplificata nella trasposizione di un altro muro, quello del Pianto, unico lacerto superstite del Secondo Tempio distrutto dai Romani. Memoria della millenaria diaspora del popolo ebraico.