Steve McQueen. La quintessenza della video arte

23 Agosto 2013


Completa, definitiva, totale. Un’immersione senza precedenti nella produzione del protagonista indiscusso della video arte degli ultimi anni: una mostra antologica che segue passo dopo passo la maturazione di un linguaggio visuale dall’affascinante ricchezza. Steve McQueen approda nella stupefacente cornice dello Schaulager, il centro per l’arte contemporanea disegnato dalle archistar Herzog & de Meuron a un passo da Basilea.

Il suo universo visionario è ospite fino al 1 settembre di un contesto che ha saputo reinventarsi, plasmarsi in maniera prossima alla perfezione per creare le migliori condizioni di fruizione possibile. Gli spazi espositivi vengono completamente stravolti, trasformandosi in una serie di piccoli cinema: l’allestimento procede per accostamenti tematici, intervallando opere più recenti a lavori storici, offrendo un’esperienza che risulta quasi immersiva.

Si parte dall’epocale Bear , datato 1993, duello titanico tra due attori che assume la disperata poesia di una danza ancestrale; e si arriva al celeberrimo Hunger , film che racconta la prigionia e la morte dell’attivista nordirlandese Bobby Sands, premiato con la Caméra d’or come miglior opera d’esordio al Festival di Cannes del 2008. McQueen si muove lungo la vaporosa linea di confine che divide cinema ed arte, raggiungendo in entrambi i campi la più straordinaria eccellenza.

Tra la miriade di video non mancano intriganti digressioni in altri linguaggi espressivi. C’è la recentissima End credits  , inquietante proiezione di documenti dell’FBI; ma anche la struggente Queen and Country , drammatica opera che contesta l’ultima guerra in Iraq. Sono centosessanta i ritratti di soldati britannici caduti in battaglia riprodotti su carta filatelica, in un doloroso album della memoria.