Sogni di sostenibilità ed incubi in stile Blade Runner a contrassegnare la quarta edizione di Digital Life. Una trentina gli artisti chiamati dal Romaeuropa Festival a riflettere sul tema del paesaggio contemporaneo, in mostra al MACRO Testaccio
Il mondo come lo conosciamo. E quello che sogniamo: non senza i turbamenti propri dell’incubo. Si divide in due sezioni speculari, separate dal sottilissimo confine tra realtà e immaginazione, la quarta edizione di Digital Life , finestra che il Romaeuropa Festival apre sull’arte contemporanea. Portando – da questi giorni e fino al prossimo 1 dicembre – quasi trenta creativi a dialogare sul tema del paesaggio. Di ieri e di oggi. Ma soprattutto di domani.
Gli spazi sono quelli del MACRO Testaccio, le visioni arrivano da ogni angolo del globo. Non è indolore la crisi frenetica delle tigri asiatiche: si ispira alla mitica Torre di Babele, ma assume i connotati di un’infernale Gomorra The Super Tower di Du Zhenjun, accumulazione di detriti e relitti che disegna un panorama da delirio post-atomico; si aggira tra le macerie – reali – di una Shanghai devastata dai cantieri la videocamera di Zenchen Liu. A caccia di memorie perdute.
Il mondo di oggi è attraversato dai conflitti: quello arabo-israeliano esorcizzato dall’eroica natura di Laurent Marechal e quello in Iraq trasformato, sublimato in nuove suggestioni visive, da parte del giapponese Ryoichi Kurokawa. Il mondo di domani vive nella sfida alle leggi della fisica vinta da Mihai Grecu, o nelle fantascientifiche algide creazioni di Momoko Seto. Con sali, rocce ed elementi inanimati a sostituire la vita.
Digital Life si affaccia anche in altri spazi della Capitale. È il MAXXI ad accogliere le Happy Moms di Daniele Puppi, installazione che combina tra loro media e linguaggi diversi, giocando sul concetto di frammentazione e ricomposizione dell’immagine. È invece l’Opificio Telecom Italia ad aprire le proprie porte ai confronti che fanno da corollario alla mostra, arricchendo nel dibatito gli spunti suggeriti dalle opere.